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Sonetti del 1831 97

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QUANNO ER GATTO NUN C’È,
LI SORCI BBALLENO.[1]

  Eh! cquanno te ved’io, chi nun te pijja
Pe’ ’na bbocca de bbasci a ppizzichetto?[2]
Pe’ ’na pupa[3] che ffa la pisscia a lletto?
4Pe’ ’na serva de Ddio senza viggijja?[4]

  Ciabbàssa[5] l’occhi, tiè er barbòzzo[6] in petto,
Se fa rossa, se fa, com’una trijja!
Inzomma, a vvoi![7] nun pare mo la fijja
8Che sso,... de la Madonna de l’Archetto?[8]

  Ma appena io svorto er culo, ehé, bbon giorno!
Allora se dà er levito a la pasta,
11Se smena[9] er pane, e ppoi se scopa er forno.

  E intanto che cchi spizzica e cchi attasta,
Tu ssoni la tïorba, io sono er corno...
14Già, ssei nata a la Scrofa,[10] e ttanto bbasta.

Roma, 23 ottobre 1831.



  1. [Proverbio.]
  2. [Cioè: “Per una innocente,„ giacchè i baci a pizzichetto, ossia alla francese, si danno ordinariamente ai bambini.]
  3. [Per una bambina.]
  4. [Vale a dire, non ancora santa, ma in via di diventarlo. Poichè il titolo di servo o serva di Dio è il primo gradino per esser santificati. Cfr. Pianciani, Op. cit., vol. I, pag. 455 e seg.]
  5. [Ci abbassa.]
  6. [Il mento.]
  7. [A voi, guardate un poco!]
  8. [Su questa allora celebre Madonna, che fu la prima ad aprir gli occhi all’approssimarsi de’ Repubblicani Francesi nel 1796, si veda la nota 1 del sonetto: Sentite ecc., 23 apr. 35.]
  9. Si maneggia.
  10. Via di Roma.
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