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486 | sotto il velame |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sotto il velame.djvu{{padleft:508|3|0]]creatura reale, e non un simbolo. Era una casta fanciulla, che rendeva buono l’amatore. E morì; e allora l’umile fanciulla che vedeva Dio, diventò più sapiente d’ogni sapiente di quaggiù: la sapienza stessa. Ella, che mandò Virgilio a Dante, cioè il consiglio di studiare, cioè lo studio, incarnava per Dante la fede, da cui muove il buono studio; la fede senza la quale Dante non l’avrebbe veduta più mai.
Un’umile donna Fiorentina la sapienza, dunque? E sì. O non era un’umil donna Nazarena quella che vide negli abissi del pensiero di Dio?
Umili tutte e due, e perciò alta l’una e l’altra; e la Fiorentina, devota della Nazarena e sua imitatrice,[1] inspira umiltà con la sua umiltà. Quand’ella apparisce, il viso di Dante si veste d’umiltà; e “ogni pensiero umile nasce nel cuore„, se parla; ed ella sen va, “benignamente d’umiltà vestuta„, quando si sente “laudare„.[2]
VI.
LA MIRABILE VISIONE
Dopo la morte di Beatrice, quand’ella fu beata oltre che beatrix, Dante ebbe tre visioni. La prima ebbe virtù di richiamare alla donna gentilissima i pensieri di lui che si erano sviati verso la donna gentile. Fu il “cuore„ che “si cominciò dolorosamente a pentere de lo desiderio, a cui sì vilmente