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106 della lega lombarda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:112|3|0]]gli stranieri: ed i Pavesi banchettarono con loro[1]. Mosse tosto Federigo, e con lui tutto l’esercito, per alla volta di Roma a prendere corona d’Imperadore. Ne moriva di voglia. Valicò l’Appennino, senza che in Toscana e per le altre città Lombarde fosse alcuno che gli impedisse l’andata.

Ma intanto i generosi fuorusciti di Tortona dato un addio alla infelice patria, che era messa tutta in soqquadro, colle mogli ed i figli andarono a Milano, recando sui pallidi volti, e le insanguinate persone la storia delle molte fatiche e dolori patiti per tenerle la fede. Non è a dire quanta pietà mettesse negli animi milanesi la loro vista. Fu tosto messo e vinto il partito della riedificazione di Tortona a spese della città. Barbarossa lasciava Pavia, e già le milizie di Porta Comacina, e Porta Nova per decreto del popolo di Milano uscivano di Piacenza, ove erano state di presidio, e con un cinquanta Tortonesi accorsero a rilevare la smantellata città. Poi sottentrarono a queste le milizie di Porta Vercellina e Romana; le quali con incredibile ardore si posero all’opera, incominciando dal rinnovare le fosse, a difesa di qualche assalto de’ Pavesi.

Nè questi tardarono a venire. Avevano tentato di cacciare i primi accorsi su le rovine di Tortona: ma vennero per prudenza rattenuti dal Marchese di Monferrato, che ricordava la provata virtù degli assediati[2]. Ora vedendo come risorgesse l’abborrita città, adunarono uno sforzo di gente, che non mai era stato il simile ai loro stipendi, e vennero a minacciare i Milanesi. Questi non l’aspettarono: ma valicato il fosso del Borgo di Tortona, uscirono all’aperto ad incontrarli. Erano le sole milizie delle due porte Romana ed Orientale. Al primo scontro caddero oltre a cento cavalieri da ambe le parti. Fu accanita la mischia; ma infortunata pe’ Milanesi; i quali volte le spalle, si raccolsero nella superiore città, lasciando un ricco bottino ai nemici, e molti

  1. Otto Fris. lib. 2. c. 21. p. 718.
  2. Sir Raul. 1175.
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