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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:120|3|0]]di quello si risolvesse ogni nerbo di cittadina fortezza. Ora a gloria tua e della Repubblica, è risorto quel venerando consesso. Certo me ne saprai buon grado. Ora misura da quel che ti avesti, il debito che ti corre verso di me. Eri ospite, e cittadino ti resi: straniero transalpino, e ti feci un Re. T’avesti il mio; rendemi il tuo. Assicurami dalla furia de’ barbari; mantieni le antiche mie leggi e costumanze e non fallirle; metti in mano de’ miei Magistrati, che ti dovranno gridare Imperadore in Campidoglio, ben cinque mila lire; proferisci la vita ed il sangue a mia tutela; suggella con sagramento il promesso, e vieni»[1]. Non mi domandi il lettore con che animo accogliesse Federigo questa diceria, e con quale risposta accomiatasse gli oratori della Repubblica Romana. Come questi disordinarono in parole, così egli proruppe in superbia di parole, e, quel che è più, di fatti. Il buono Ottone di Frisinga ci ha tramandata la tedesca risposta: io non la voglio ripetere, perchè scrivendo per gl’Italiani, nissuno meglio di questi conosce quale sia il metro del pensare e del fare tedesco in casa altrui.

Non si erano molto dilungati dagli accampamenti gli oratori, quando Barbarossa, sguinzagliò loro appresso una schiera di cavalieri, i quali s’intromisero in Roma, ed andarono ad occuparne quella parte, che è detta città Leonina. Ebbe questo nome da Leone IV; il quale ad assicurare dalle rapine de’ Saraceni la Basilica degli Apostoli, che è sul colle Vaticano, ricinse questa porzione di mura, come lo era dal Tevere dalla parte di mezzodì[2]. Un ponte sul fiume la congiungeva al corpo della città, presso Castel S. Angelo. In questo ponte i Tedeschi alzarono incontanente una barricata a tener fuori il popolo, a star soli nel compreso del borgo Leonino; ove il dì appresso entrò Federigo e Papa Adriano, essendo guida alle milizie il Cardinale Otta-

  1. Otto Fris. lib. 2. c. 22.
  2. Anastas. Bibl. in Vita Leonis IV. p. 240. S. R. I. tom. 3.
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