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libro secondo 133

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:139|3|0]]sola via, era un’affamarla, chè non sarebbe stato paese, per cui dava, sufficiente alle vettovaglie. La divisero in quattro parti, e per quattro differenti vie la fecero cadere in seno alla povera Italia. Arrigo Duca d’Austria, e l’altro di Carinzia conducevano la prima schiera, tutta di Ungheresi, e ne formavano il nerbo un seicento provatissimi arcieri; tennero la strada di Canale, del Friuli, e della Marca Veronese. Bertolfo di Zaringen Duca di Borgogna colla seconda di Lorenesi e di Borgognoni valicò il S. Bernardo. Un nugolo di Franconi e di Svevi dettero per Chiavenna e pel lago di Como. Federigo accompagnato dal Re di Boemia, da Federigo Duca di Svezia e dal fratello di costui Corrado, Conte Palatino del Reno, e da numerosa turba di magnati tedeschi, calò con la quarta schiera in Italia per la valle dell’Adige. Di Conti e Baroni in tutto l’esercito era un subbisso; non vi mancavano i Vescovi, tra i quali primi gli Arcivescovi di Treviri, di Colonia e di Magonza[1]. Spazzava il cammino all’esercito il Re di Boemia, il quale, trovata Brescia in armi, e per nulla spaventata dall’innumerevole esercito che le veniva sopra, incominciò a combatterla, mentre appresso gli veniva Federigo; il quale sciolto ogni freno ai suoi Tedeschi, mandava tutto a sacco ed a fuoco il territorio Bresciano. Brescia dopo quindici dì di resistenza si arrese a patti, non soccorsa, dando sessanta statichi, ed una grossa quantità di danaio[2].

Ragunato tutto l’esercito nel Bresciano, Federigo bandì alcune leggi ad infrenare la licenza de’ soldati, le quali rendono assai bene l’indole sua e della gente che conduceva[3]; e con una acconcia diceria spose la sua mente ai Baroni intorno alla guerra che intraprendeva. Rendeva grazie a Dio, perchè avendolo assunto a suo ministro e rettore dell’Imperio, lo avesse ad un tempo circondato della loro

  1. Idem lib. 1. c. 25.
  2. Otto Morena p. 1005.
  3. Vedi Docu. A.
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