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186 della lega lombarda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:192|3|0]]presentassero al Barbarossa, e come questi superbamente li accogliesse — Vengono cacciati della città, che è inabissata dal Tedesco — Vi entra il Barbarossa, e va a celebrare il trionfo in Pavia — Fine delle Repubbliche Lombarde — Come trattasse Genova Federigo — Egli scapestra i Podestà su le città vinte — Che cosa facesse del popolo il Podestà di Milano — Famose tirannidi de’ Podestà — Papa Alessandro ripara in Francia — Astuzie di Federigo sventate — Arrigo II d’Inghilterra e Luigi VIII di Francia si stringono ad Alessandro — Un nuovo Podestà sopra Milano — Ipocrisie di Federigo — Vende Tortona ai Pavesi — I Milanesi gli chieggono giustizia, e li fa smungere peggio — Muore l’Antipapa, e prolunga la scisma — Marquardo di Cumbrach Podestà de’ Milanesi — Come imperversasse coi colleghi — I Lombardi incominciano a riscuotersi — Condizioni politiche di Venezia — Questa ordisce una lega di città contro il Tedesco — Federigo tenta soffogarla, e fallisce nell’intento — I Podestà si avventano ai Santi — Sollevamento de’ Bolognesi, che ammazzano il Podestà, e de’ Piacentini — Indugi di Federigo in Germania — Alessandro muove per Roma — Come lo festeggiassero Guglielmo di Sicilia in Messina, ed i Romani — Buoni effetti che si derivano ai Lombardi dal suo ritorno — Concilio di Wurtzbourg — Terza venuta di Federigo — I Milanesi gli chieggono giustizia, e non la ottengono — Politica del Barbarossa verso Genova e Pisa — Va a minacciar Roma — Alessandro si sforza invano a contenere i Romani — Pratiche di amicizia tra il Papa ed il Greco Imperadore — Federigo tenta romperle — Batte i Romani a Frascati, ed assedia Roma — Assale Rocca S. Angelo, ed ottiene la Basilica Vaticana — Alessandro ripara nel Colosseo, ed abbandona Roma — Come i Cieli sfacessero l’oste tedesca per una terribile morìa.


La resa e la distruzione di Crema levò in grande superbia l’animo di Federigo, il quale come se quella cittaduzza fosse stata tutta l’Italia, spedì lettere per l’Imperio recatrici di cotanta vittoria[1]. Andò in Pavia con l’esercito a celebrarla con isplendido trionfo; e con pubbliche supplicazioni ne riferì grazie a Dio[2]. Ma non era solo la inabbissata Crema che gli rallegrava gli spiriti, bensì anche le cose che a quei dì succedevano in Roma; le quali gli davano quasi a palpare come veri i sogni della smisurata sua ambizione. La morte di Adriano lo aveva liberato dal terrore di ve-

  1. Rad. L. 2. c. 53.
  2. Id. c. 52
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