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libro terzo 247

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:253|3|0]]Lateranense. Eravi in ricchi arnesi e con bella ordinanza tutto il clero, che presolo in mezzo, fra canti e suoni di gioia lo accompagnarono al suo palagio di Laterano con tanta festa, che la simile non fu fatta ad altro Pontefice[1].

Alessandro rimesso in seggio, diè nuova vita all’Italia ed alla Chiesa; poichè della vicina Lega Lombarda affrettava il salutevole giorno; non essendo altro umano argomento che potesse ristorare le afflitte cose papali ed italiane, che quel adunamento di spiriti e di forze. La Lega delle città della Marca Veronese non fu esempio solamente alle altre, ma incitamento a far lo stesso; ed Alessandro, avvegnachè lontano in Francia, aiutava alla santa opera. Nella sua corte a Sens erasi in una grande espettazione della Lombarda Lega; si teneva come possibile e vicina, e come quella che avrebbe staccato dall’Imperadore i Genovesi ed i Pisani; i quali sebbene si tenessero pendenti dal cenno del Tedesco per le loro miserabili gare, pure erano talmente disposti, che al primo levarsi della insegna Lombarda, lo avrebbero disertato. E dal segreto, con che si adoperavano i papali a covrire il negozio della Lega, e dalle disposizioni dei Genovesi è facile conghietturare, che già ne avessero le fila nelle mani. Queste cose discorro, tenendo innanzi una lettera del Cardinale Ottone a S. Tommaso di Contorbery scritta da Sens innanzi la partenza del Papa[2]. Da quella lettera abbiamo anche, che la sola voce del ritorno di Alessandro in Roma avesse pessimamente sconcertate le cose della scisma in mano di Federigo. A Guido da Crema, ossia l’Antipapa Pasquale, accolto prima dai Pisani, l’Arcivescovo e tutto il clero voltò le spalle uscendo di città; ed il popolo lo teneva in dispregio. Quel Corrado eletto Arcivescovo di Magonza, che erasi rifuggito in Francia presso il Papa, fastidito dai messaggi di Pasquale, che lo venivano a tentare, mandò dicendo al medesimo, che se egli o altro

  1. Card. Arag. ib.
  2. Vedi Doc. M.
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