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libro quarto 297

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:303|3|0]]che il fuoco della Lega non lo circondasse in modo, che ribellandosi Pavia, Asti, Vercelli, Novara, non gli avanzasse pure uno scampo al ritorno in Germania: credo che a stringerlo mirassero davvero le milizie federate. Nel Marzo egli trovandosi in Pavia, fece cavar gli occhi ad un nobile Pavese; amareggiò la città per l’innumano fatto: il dì appresso non si trovò più l’Augusto. Erasene tanto celatamente fuggito, che della sua mossa non seppe alcuno de’ Lombardi, che erano a’ suoi stipendî. I due fedelissimi Guido Conte di Biandrate e Guglielmo Marchese di Monferrato lo accompagnarono: egli andava ramingando come un malfattore scappato al capestro; gli strepitavano appresso le milizie federate, eppure non voleva lasciare cader dalle unghie gli ostaggi Lombardi che aveva in sua balia. Ne lasciò trenta in Biandrate; poi gittatosi, sempre fuggendo per paura or qua or là, nel Monferrato, altri ne andò seminando nelle rocche del Marchese. Voleva riparare in Borgogna: gli era mestieri che Alberto Conte di Morienna gli concedesse il passo per la sua Savoia. Umilmente fè pregarlo di tanto favore dal Marchese, che gli era parente, promettendogli colla restituzione di quanto gli aveva tolto, mari e mondi, e grazia sempiterna[1]. Pare che il Conte spoglio da Federigo di molte città per la sua adesione a Papa Alessandro[2], avesse pensato alcun tempo su quelle promesse; poichè il Marchese non una, ma molte pratiche ebbe a tener con lui per persuaderlo[3]. Pensi il lettore qual’animo fosse quello di Federigo, canonizzato dai legisti a Roncaglia padrone del mondo, ora a mani giunte supplicare un Conte, che gli concedesse una scappatoia per le sue terre a campar la vita. Come Dio volle, l’ottenne. Trenta soli cavalieri lo accompagnavano, eppure non vo-

  1. Epist. Serisberiens. ib.... promittens ei non modo restitutionem, sed montes aureos’ et cum honore et gloria imperii gratiam sempiternam.
  2. Guichenon Histoire de la Maison de Savoye T. I.
  3. Epist. Serisber. ib.. saepe dictus Marchio egit cum cognato suo.
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