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332 della lega lombarda

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:338|3|0]]Veniva finalmente Federigo allo scontro della Lombarda Lega. Ben sei anni avea spesi a rifornirsi di tale un esercito, che non fallisse alla riputazione di un Imperadore che lo conduceva, e alla grandezza della vendetta, che andava a prendere. Una splendida corte di Principi, come Ladislao Re di Boemia, Errico il Leone, Corrado fratello dell’Imperadore, ed Ottone di Witelspack, accompagnava il Barbarossa; molti preti al solito vi s’intrusero, come l’Arcivescovo di Treviri, e Filippo eletto di Colonia, e numerose milizie pendevano da’ suoi cenni. Tra queste era una mano di Fiaminghi, perdutissima gente, pronta ad ogni più ribaldo fatto di mano[1]. Per le vie della Borgogna, indi per la Savoia calò in Italia l’oste tedesca. Intendevano a lei tutte le menti: era veramente nuovo il conflitto, in cui entrava la tremenda monarchia di Carlo Magno colle risorte Repubbliche italiane. Mirabile cosa a vedere! erano appena corsi un cento settanta anni dalla più cupa barbarie, e gl’Italiani già virili nella vita della libertà la facevano da Greci a petto di quel Serse settentrionale.

Un grande spavento metteva il formidabile esercito: Torino ed altre città vicine non osarono resistergli, e vennero di corto a spontanea dedizione. Susa deserta de’ suoi abitatori accolse le primizie degl’imperiali furori. Stava ancor fitta nella mente del Barbarossa la vergognosa memoria degli ostaggi che i Susani gli fecero lasciar liberi e di quella fuga, in cui lo misero, in veste di vile famiglio. Il perchè

  1. Card. Arag. Vita Alex. III. p. 463 = Otto de S. Blasio Cap. XXI.
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