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346 | della lega lombarda |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia della Lega Lombarda.djvu{{padleft:352|3|0]]il suo in piena concordia[1]. Questo allargar l’animo a tutta Italia, non nel pericolo, ma nella conseguita vittoria, rivela come educati i Lombardi dalle sventure e dal magistero della Lega, sapessero trasandare i materiali confini del municipio, per abbracciare nella unità del concetto nazionale la madre patria Italiana.
La battaglia di Legnano fu una di quelle, nelle quali spesso ci avveniamo nelle antiche e moderne storie, definitrici delle sorti di tutta una gente. Sono queste preparate innanzi da molte circostanze di tempi e di uomini, quasi per singolare provvidenza de’ Cieli: per cui quando queste si combattono, è da stare all’erta a veder o qualche corona che cade e non più si trova, o qualche popolo che si leva e scrive nel codice della giustizia l’anno primo della sua libertà. Giammai i Lombardi eransi messi a contendere colle spade in pugno in ordinata battaglia coll’Imperadore. La riverenza de’ Cesari teneva ancora qualche radice ne’ loro petti, che non aveva bene divelto il dolore del servaggio, e la coscienza della libertà. A Pontida si collegarono, provvidero, si prepararono a combattere; ma nelle scritture loro appariva la superstiziosa riverenza all’Imperadore con quel salva tamen Imperatoris fidelitate. A Legnano mescolarono le mani colle imperiali mani, fugarono Cesare, lo dispogliarono di ogni cosa, lo credettero morto, ne recarono in trionfo lo stendardo: la fede all’Imperadore si smarrì allo spegnersi di ogni prestigio, che circondava la persona del successore de’ Carli e degli Ottoni. Perciò non fu solamente vinto in quella battaglia Federigo Barbarossa da’ Lombardi, ma l’Impero dalle Repubbliche; lo che valeva un repentino rimutamento nelle menti del popolo di quella idea, che lo aveva reso troppo longanime nel servaggio, dico della religione della Monarchia tedesca. Aggiungi qualche
- ↑ Card. Arag. 467. et in pace singuli habuerunt quod fortuna unicuique donavit.