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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:117|3|0]]delle egiziane figure: tutti sono allungati in una superficie piana, come in appresso più diffusamente vedremo. Egli è probabile che tali occhi avesse in mira Diodoro[1], il quale, parlando delle figure di Dedalo, dice che formate erano ὄμμασι μεμυκότα[2]. I traduttori rendono le greche parole colle latine luminibus clausis, cogli occhi chiusi; ma certamente mal s’appongono: avendo Dedalo voluto far gli occhi alle sue figure, perchè non gli avrebb’egli fatti aperti? Altronde la versione non rende punto il senso vero e proprio della greca voce μεμυκώς, che significa sbirciare, e dicesi in latino nictare. Doveasi dunque tradurre conniventibus oculis[3] come traducesi μεμυκότα χείλεα le semi-aperte labbra[4]. Tale fu lo stato primiero della scultura. Le prime pitture furono monogrammi, come Epicuro chiamava gli dei[5], cioè consistevano nel semplice lineale contorno dell’ombra della figura umana; e in tal guisa la figlia del vasajo Dibutade fece il ritratto del suo amante[6].

[Dubbio se i Greci abbiano appresa l'arte dagli Egizj.] §. 15. Da quelle linee e da quelle forme dovea pur risultare una specie di figure, e son quelle appunto che figure egiziane comunemente s’appellano; esse son ritte senza mossa colle braccia distese incollate ai fianchi. È vero che tale era pur la statua eretta nell’olimpiade liv. ad un arcade vin-


B ij cito-

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  1. Lib. 4. §. 76. pag 319.
  2. Diodoro, come vedemmo nella nota antecedente, non a Dedalo, ma a’ più antichi artefici attribuisce le statue cogli occhi socchiusi.
  3. Rodmanno, e Wesselingio nell’edizione dell’anno 1746. fattane colle stampe di Westenio in Amsterdam, di cui facciamo uso, traducono nictantibus oculis; e Winkelmann avrebbe potuto vederla anche su quello proposito, giacché pare che l’abbia veduta intorno all’emendazione, che essi fanno in altro luogo di Diodoro, come si vedrà in appresso lib. iI. cap. IV. princ. n. *. Giunio Catalog. Architect. V. Ægyptii, pag. 5. pr., ove parla di quelle statue le dice fatte conniventibus oculis; e forse a lui Winkelmann dee questa osservazione.
  4. Nonnus Dionys. lib.4. v. 150.
  5. Diceva questo filosofo presso Cicerone de Nat. Deor. lib. 1. cap. 27., che Dio non avea corpo, ma simiglianze di corpo. Vegg. anche Bruckero Hist. Crit. Philosoph. Tom. I. part. iI. cap. XIII. §. XII.
  6. Plinio lib. 35. cap. 12. sect. 43. Atenagora. Legat. pro Christian. num. 17. pag. 292. attribuisce i primi disegni del contorno a certo Saurio, che disegnò l’ombra del suo cavallo; e i principj della pittura a Cratone, che sopra una bianca tavola vi segnò le ombre di un uomo, e di una donna. Dalla figlia di Dibutade poi, che chiama Core, vuole che abbia avuto principio la Coroplastica. Dice che essa delineasse al muro l’ombra del suo amante mentre dormiva, e suo padre che era vasajo vi formasse sopra l’immagine di rilievo colla creta: immagine che si conservava ancora a’ suoi giorni in Corinto.
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