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28 O r i g i n e   d e l l e   A r t i

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:134|3|0]]utensili di tal materia formati[1]. D’avorio pur erano le sedie de’ primi re di Roma, e quindi de’ consoli[2], anzi di qualunque romano posto in tal dignità che a lui convenisse la sedia curule[3]; e su consimili sedie stava il Senato quando nel Foro s’adunava a udir dai rostri qualche orazione funebre[4]. Lavoravano in avorio le cetre[5] e i piedi delle tavole: il solo Seneca avea in una sua casa a Roma cinquecento deschi di cedro co’ piedi d’avorio[6].

§. 12. Eranvi in Grecia ben cento statue d’avorio e d’oro[7], fatte per la maggior parte ne’ primi tempi della statuaria, e quasi tutte maggiori dell’umana grandezza. Vedeansi di tali materie formati un assai bello Esculapio[8] in un piccolo villaggio d’Arcadia, e una Pallade in un tempio a lei sacro sulla pubblica strada presso Pellene in Acaja[9]. A Cizico nel Ponto[10], in un tempio in cui tutte le commessure delle pietre eran da fili d’oro segnate, adoravasi un Giove d’avorio cui un Apollo di marmo coronava[11]. Properzio[12] accenna un Ercole d’avorio esistente a Tivoli, e Cicerone parla di alcune statue della Vittoria rubate da Verre nell'isola di Malta, le quali, comeché antichissime, pur erano con somma maestrìa lavorate[13]. Erode attico famoso e ricco oratore de’ tempi di Trajano e degli Antonini collocò a Corinto nel tempio di Nettuno un cocchio a quattro cavalli dorati, che aveano le ugne d’avorio[14].


§. 13. Di-

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  1. V. Paus. lib. 1. cap. 12. pag. 30. princ. et Casaub. ad Spart. pag. 20.
  2. Dion. Halic. Ant. Rom. l. 3. c. 61. p. 187. lin. 25., lib. 4. c. 74. pag. 257. lin. 28.
  3. Liv. lib. 5. cap. 22. num. 41.
  4. Polyb. lib. 6. pag. 495. in fine.
  5. Dionys. Hal. Ant. Rom. lib. 7. cap. 71. pag. 458. lin. 59.
  6. Xiph. Ner. pag. 161. in fine.
  7. Cioè, per lo più d’avorio si faceva il volto, le mani, e i piedi, come era un simulacro di Pallade in Egira, di cui il rimanente era di legno dorato, e dipinto a varj colori, Pausania lib. 7. cap. 26. pag. 592. l. 10. Tutta d'avorio era una Venere nuda, di cui arse Pimmalione di Cipro. Clem. Aless. Cohort. ad Gent. num. 4. pag. 51. princ.; siccome in Roma lo era la statua di Minerva nel foro di Augusto, Paus. lib. 8. cap. 46. p. 694. in fine; e quella di Giove nel tempio di Metello, Plinio lib. 36. cap. 5. sect. 4. num. 12. Il Giove Olimpico era d’avorio, e d’oro, Paus. lib. 5. cap. 11. pag. 400.
  8. Strab. Geogr. lib. 8. pag. 520. B. [D'avorio.
  9. Paus. lib. 7. cap. 27. princ. pag. 594.
  10. Nella Propontide. Plinio l. 5. in fine.
  11. Plin. lib. 36. cap. 15. sect. 22.
  12. Lib. 4. el. 7. v. 82.
  13. Cic. Verr. act. iI. lib. 4. cap. 46.
  14. Paus. lib. 2. cap. 1. in fine p. 113. princ.
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