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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:139|3|0]]una quadriga colla propria statua coronata dalla Vittoria, e che il cocchio e i cavalli erano parte della preda riportata da Camerino[1]. Or siccome ciò dev’essere succeduto al trionfo riportato da Romolo sui Fidenati l’anno settimo del suo regno, dobbiamo fissarne l’epoca all’olimpiade viii. L’iscrizione di questo lavoro, al riferir di Plutarco[2], era in lettere greche; ma, siccome osservò Dionisio[3], le lettere romane di que’ tempi alle antiche greche cotanto somigliavano, che potea quello ben essere lavoro d’un artefice etrusco. Trovasi in oltre fatta menzione d’una statua di bronzo ad Orazio Coclite eretta[4], e d’un’altra alla famosa Clelia[5] ne’ cominciamenti della romana repubblica; e allorché fu punito Sp. Cassio del suo attentato contro la libertà, tanto si prese su la confiscazione de’ suoi beni da ergere una statua di bronzo a Cerere[6]. Le piccole figure in bronzo degli dei, che in grandissimo numero si trovano, erano di uso comune, e fra le altre le più piccole aveansi quasi divinità da viaggio, che seco ben anche indosso portar soleano gli antichi. Silla in tutte le sue spedizioni portava sempre sul petto una piccola figura aurea d’Apollo Pitio, cui pur sovente baciava[7]. L’arte d’incider le gemme e le pietre dure deve [incisero poscia le gemme.] certamente esser antica, poiché la troviamo usata da diverse nazioni ne’ più rimoti secoli. Gli Etiopi incidendole con altre pietre faceansene de’ sigilli[8]. Gli Egizj come i Greci e gli

Tom. I. E Etru-

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  1. Dionys. Halic. Ant. R. lib. 2. cap. 54. pag. 112. lin. 41.
  2. In Romulo, oper. Tom. I. pag. 33. [Parla della sola quadriga, e della statua di Romolo, esistenti l'una e l’altra nel tempio di Vulcano. Che vi fosse posta da Romolo l’iscrizione, in cui si parlava delle sue imprese, e che fosse scritta in lettere greche, lo dice Dionisio l. c.
  3. Lib. 4. cap. 26. pag. 221. in fine.
  4. Id. Lib. 5. cap. 25. pag. 284. lin. 44.
  5. Id. Lib. 5. cap. 35. p. 291. l. 28., Plutar. De virtut. mulier. op. Tom. iI. p. 250. E.
  6. Dionys. l. 8. cap. 79. p. 524. l. 79. [Plinio lib. 34. cap. 4. sect. 9.
  7. Plut. Sylla, oper. Tom. I. pag. 471. B.
  8. Si vuole che i Greci a luogo di sigillo abbiano usati de’ pezzi di legno corrosi da vermi, Θριπόβρωτος. Veggasi Prideaux Marmora Oxoniensia ex Arundellianis, Seldenianis, aliisque constata etc. pag. 43. [Tzetze ad Lycophronis Cassandr. v. 508., Giunio De Pict. vet. lib. 2. cap. 8. pag. 114.]; e v'è nel celebre museo del signor Barone di Stosch, Description des pierres gravées du cab. de Stosch, cl. 5. sect. 4. num. 214. pag. 513. una gemma incisa in maniera che imita le corrosioni fatte da un verme nel legno.
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