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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:141|3|0]][...pe’ vasi d'ogni maniera...] sig. Hamilton ha presso di sé due de’ più grandi vasi di questa specie che siansi conservati interi: uno, alto tre palmi, fu trovato in un sepolcro presso Pozzuolo, e l'altro più piccolo fu disotterrato presso Cuma nell’ottobre del 1767., che ancor pieno era di ceneri, e stava in una cassa di piombo, la quale dall’operajo, che scavando la scoprì, fu fatta in pezzi e venduta.
§. 25. Tra i rottami de’ vasi di vetro, che in grandissima quantità si sono scavati nel luogo chiamato Isola Farnese, a nove miglia da Roma sul cammino di Viterbo, e che alle vetriere di Roma si sono venduti, mi sono venute alle mani alcune tazze da bere, che devono essere state lavorate al torno[1]; poiché hanno degli ornamenti a rilievo, come se vi fossero stati saldati, su’ quali chiaramente scorgesi l’azione della ruota, che le punte ne ha formate e gli angoli[2].
E ij | §. 26. Ol- |
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- ↑ Uno de’ frammenti delle tazze da bere, delle quali parla Winkelmann in questo luogo, con un avanzo di lavoro a rilievo, simile a quello, di cui parlano gli Editori Milanesi, lo abbiamo veduto nella bella raccolta, che ha fatto in genere di lavori di vetro antichi e moderni il sig. Reiffenstein, prussiano di nazione, e consigliere aulico di S.M. l'Imperatrice di tutte le Russie, che da molti anni fa conoscere in Roma, e fuori il suo amore, e gusto per le belle arti.
- ↑ Un’idea del lavoro in vetro qui indicato dal nostro Autore, e un argomento dell’abilità degli antichi artefici l’abbiamo in una pregevolissima antica tazza scopertasi circa l'anno 1715. sul Novarese, posseduta già dal sig. D. Everardo Visconte Marchese di sant’Alessandro, ed esistente ora nel ricco Museo del sig. D. Carlo de’ Marchesi Trivulsi, che non solo gentilmente ci ha permesso di farla disegnare, qual si vede alla fine di questo capo nella vera sua grandezza, ma ci ha pur comunicate su di essa delle giudiziose osservazioni, che inseriamo in questa nota: La tazza esteriormente è reticolata, e la rete è ben tre linee distante dalla coppa, a cui è unita per mezzo di sottilissimi fili, o asticelle di vetro distribuite in quasi eguali distanze fra di loro. Al di sotto del labbro, in caratteri prominenti e staccati dal fondo, come la rete, per mezzo d'asticelle lunghe due linee
- ↑ del libro delle Ricognizioni, al l. VII. c. XII. XIII. e XXVI., racconta, che s. Pietro fu pregato di trasferirsi in un tempio dell’isola di Arad, per vedervi un’opera degna di ammirazione; e ciò erano alcune colonne di vetro (se pure in luogo di vitreas, non va emendato viteas, di vite, come ivi nota Cotelerio) di una grandezza, e grossezza straordinaria. Il signor Goguet Della Origine delle leggi, delle arti, ec. Tom. iI. par. iI. lib. iI. capo iI. art. iiI. in fine, vuole che di vetro fossero le colonne del teatro di Scauro, così spiegando Plinio lib. 36. cap. 15. sect. 24. num. 7., come lo spiega ivi anche l’Arduino. Il passo è un poco oscuro: Scena ei triplex in altitudinem CCCLX. columnarum, in ea civitate, quæ sex Hymetias non tulerat fine probro civis amplissimi. Ima pars scenæ e marmore fuit: media e vitro, inaudito etiam postea genere luxuria: summa e tabulis inauratis. Qui pare che Plinio intenda di colonne di vetro; ma pel luogo, che riporteremo nella pag. seguente, pare che si debba intendere di altro lavoro di vetro. Il Passeri Lucernæ fictil. etc. tab. LXXI. pag. 67. vorrebbe che fossero bassi-rilievi. Dei lavori di vetro, e principalmente dei bicchieri, come anche dei vasi, che solevano mettersi nei sepolcri dai Cristiani con entro il sangue de’ martiri, si potrà leggere la prefazione, e l’opera intiera del senator Buonarroti: Osservazioni sopra alcuni frammenti di vasi antichi di vetro ornati di figure trovate nei cemeterj di Roma.