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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:157|3|0]][...e principalmente presso i Greci.] §. 11. Il più bel sangue della Grecia tutta, principalmente ove s’abbia riguarda al colore, dev’essere stato in Jonia nell’Asia minore. Ce l’attestano Ippocrate[1] e Luciano[2]; e Dione Grisostomo[3] per esprimere con una sola voce una bellezza virile, chiamolla jonica[4]. Quel paese abbonda in belle persone anche oggidì, se crediamo a un illustre viaggiatore del secolo xvi., il quale sommamente esalta la venustà del bel sesso di quelle contrade, sì per le morbide e lattee carni, che pel fiorente e fresco colore del viso[5]. Questa provincia, siccome le isole dell’Arcipelago, è situata sotto un cielo più sereno, e più temperato e costante n’è lo stato dell’atmosfera che nella Grecia propriamente detta, e principalmente nelle provincie marittime esposte al vento caldo e soffocante che vien dall’Africa. La costa meridionale d’Italia, e tutti gli altri paesi situati nella medesima linea sottoposti sono a questo vento che chiamavasi da’ Greci λίψ, dai Romani africus, e da noi chiamasi scirocco, o scilocco; vento che intorbida il cielo, e l’oscura con vapori caldi e pesanti, rende malsana l’atmosfera, e infievolisce e snerva la natura nelle bestie stesse e nelle piante, non che negli uomini, che sentono, quando quello soffia, difficile la digestione, e ogni vigore perdono nello spirito come nel corpo[6]. Appare quindi quanto debba tal vento influire sul colore e sulla morbidezza della pelle: dà diffatti agli abitanti un color livido e
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- ↑ De Aere, aquis, & locis, sect. iI. princ. op. Tom. I. pag. 85.
- ↑ Imag. §. 15. n. 40. op. Tom. iI. p. 473.
- ↑ Orat. 36. pag. 439. B.
- ↑ Tra le donne della Grecia propriamente detta celebravano gli antichi le spartane per la singolare delicatezza, e bellezza, come ci attesta Claudiano De Bello Get.v. 4S0., ed altri scrittori presso monsig. Foggini Museo Capitol. Tom. IV. tav. 23. pag.234.
- ↑ Belon Observ. de plus. singul. &c. lib. 3. chap. 35. pag. 197.
- ↑ L’Autore ha equivocato intorno al nome dei venti. Il vento detto dai Greci λίψ, dai latini africus, da noi libeccio, è diverso dallo scilocco, chiamato dai Greci φοινικίας, εὐρονότος, dai latini euronotus, ed euroauster. Spira il primo tra l’occidente, e il mezzo giorno; l’altro nella sezione fra il levante, ed il mezzo giorno: nel che tutti convengono gli antichi autori, che hanno scritto intorno al numero, e nomi dei venti, Vitruvio l. 1. c. 6., Plinio lib. 2. cap. 47. sect. 46., Seneca Nat. quæst. lib. 5. cap. 16., Aulo Gellio l. 2. c. 22., Vegezio De re milit. l. 4. c. 38.; e per non preterire i monumenti dell’arte, così li vediamo distribuiti negli anemoscopj, ossia orologi de’ venti, come in quello celeberrimo di