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presso gli Egizj, i Fenici, e i Persi. 63

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:169|3|0]]mai allontanavasi dalle sembianze loro ineleganti e caricate[1]; forse perchè nelle umane forme, come in tutte le altre cose, sempre più difficilmente dagli estremi si scosta, che dal punto di mezzo. Questa stessa forma di volto che hanno le statue egizie, si trova eziandio nelle teste delle figure dipinte sulle mummie, le quali dagli Egizj[2] e dagli Etiopi[3] faceansi, quanto era possibile somiglievoli alle morte persone; e nel prepararne i cadaveri procuravasi diligentemente di serbar intatto tutto ciò che potea servire a renderli riconoscibili: si studiava di conservar loro persin le palpebre[4]. Forse dagli Egizj avean preso gli Etiopi la costumanza di pingere le sembianze delle persone su i loro cadaveri, quando sotto il re Psammetico duecento quaranta mila Egizj trasmigrarono in Etiopia, colà i loro riti portando e i loro costumi [5]: o forse per l’opposto gli Etiopi aveano apportate queste maniere nell’Egitto, ove ne’ primi tempi diciotto re etiopi successivamente signoreggiarono[6].

[7]


§. 3. Av-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:169|3|0]]

  1. Ippocrate De aere, aq., & loc. sect. iI. §. 34.. e 44. appunto alla costanza del clima attribuisce l’uniformità di sembianze, che fra di loro aveano gli Egiij. Io ho veduto un monumento antico di quella nazione di granito nero, in cui sono scolpite ventidue figure in forma di mummie a basso-rilievo, tanto fa di loro somiglianti, che pajono fatte colla stampa. Forse avranno appartenuto al sepolcro di qualche famiglia. Per altro quanto ai clima dell’Egitto, abbiamo osservato alla pag. 5. not. c., che non è tutto l’anno uguale, e costante; e chi meglio volesse persuadersene, potrà leggere l'opera di Tolomeo De Apparentiis inerrantium &c., ove dà una minuta descrizione dei venti tempestosi, che vi regnarlo, delle tempeste, freddi ec.; come anche Prospero Alpino De Medic. Aegypt. Lib.i. cap.6. e segg.
  2. Di essi l’osservano Radzivil Jerosol. peregr. epist. iiI. pag. 189., Maillet Descript. de l’Egypt. let. VII. pag. 279.; ma questi, come abbiamo detto sopra, notò che v’erano mummie di volto più e meno belle.
  3. Herod. lib. 2. c. S6. p. 142.
  4. Diod. Sic. lib. 1. §. 91. pag. 102. [ Breves citato dagli autori dell'Hist. univ. lib. 1. cap. iiI. pag. 392. not. . dice di aver vedute mummie coi capelli, barba, ed unghie ben conservate; ma il signor conte di Caylus nella sua dissertazione sull’imbalsamare degli Egiziani Acad. des inscript. Tom. XXIII. Hist. pag. 127. e 135. pretende, che secondo le regole della chimica, nessuna sorte di pelo potesse conservarsi.
  5. Herod. lib. 2. cap. 30. pag 116. [Nella traduzione di Valla ripetuta da Enrico Stefano si legge erroneamente, ventottomila. Diodoro lib. 1. §.57. pag. 172. scrive, duecentomila e più; e nel lib. 3. §. 3. pag. 173. dice che gli Egiziani erano colonia degli Etiopi, e che da essi aveano imparato ad aver cura dei cadaveri.
  6. Idem ibìd. cap. 100. pag. 148., Diod. Sic. lib. 1. §. 44. pag. 53.
  7. parla Omero. E chi potrebbe numerare quelli, che sotto il re Psammetico, e in appresso sempre più vi andarono in folla, al dire di Filostrato Vita Apollon. lib. 5. cap. 24.. op. Tom. I. pag. 206. in Roma, in Italia, in Grecia, e nelle Gallie mai non sono mancate le belle persone; eppure quasi tutti i monumenti loro de’ bassi tempi hanno figure deformi, e quasi spaventevoli.
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