< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

presso gli Egizj, i Fenici, e i Persi. 71

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:177|3|0]]no de’ re della propria nazione, che coll’appoggio de’ Greci alcun tempo vi si mantennero[1], allora almeno avranno ripigliate le antiche costumanze.

§. 9. Che gli Egizj, anche al tempo de’ Cesari, abbiano conservati gli antichi loro riti, lo dimostrano le statue d’Antinoo, due delle quali stanno a Tivoli[2], e un’altra ve n’ha nel museo Capitolino[3]. Quelle formate alla maniera egiziana somigliano a quelle, che si adoravano in quel regno, e principalmente nella città, ov’egli era sepolto[4], la quale da lui aveva avuto il nome di Antinoea[5]. Un’altra statua simile a quella del Campidoglio ed egualmente grande, colla testa però

[6]


che

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:177|3|0]]


  1. Erodoto lib. 7. cap. 2. pag. 506. Tucidide Hist. lib. 1. cap. 104. segg. pag. 67. segg., Hist. univers. Tom. I. lib. I. ch. iiI. sect. V. p. 491. Si veda qui appresso c. iI. princ. not. 1.
  2. Ora nel Museo Pio-Clementino. Se ne riparlerà nel capo iiI. §. 10. e 11.
  3. Gli Egizj hanno conservato la stessa religione fino al quarto secolo dell’era volgare, e poco più, come tutti gli scrittori di quel secolo ce lo attestano, e fra gli altri Ammiano Marcellino lib. 22. cap. 14., Ausonio Epist. ultim. v. 20. e segg., Prudenzio Peristephan. v. 255. segg., in Symmach. v. 38. segg., Giulio Firmico Oslav. princ., Sant’Atanasio Vita S. Ant. num. 75. oper. Tom. I. par. iI. p. 680. Finalmente colla legge di Teodosio il grande emanata l’anno 391., e registrata nel Codice Teodosiano lib. 16. tit. 10. leg. 11. fu proscritta, e distrutti vennero i tempj degl’idoli, o convertiti in chiese dei cristiani. E qui può dirsi, che avesse fine l’Arte del Disegno presso gli Egizj. Fino a quelli tempi si era mantenuta probabilmente con qualche riputazione; sapendosi da Sinesio, che appunto scriveva in fine del quarto secolo, Calvitii encom. p. 73., che i sacerdoti continuavano ancora ad avere lo stesso impegno, affinchè gli artisti nulla alterassero di quello prescrivevano le leggi intorno alle figure de’ numi: Ægyptiorum sane prudens ea in re institutum est, apud quos qui ex prophetico genere sunt sordidis, atque illiberalibus opificibus deorum simulacra nequaquam permittunt, ne quid tale contra leges, juraque moliantur. Ammiano Marcellino l. cit. cap. 16. non ha difficoltà di asserire, che dopo il Campidoglio non v’era al mondo tempio alcuno più magnifico di quello di Serapide, ove erano statue, che parevano vive, simulacra svirantia: ed il signor Paw Recherch. philof. sec. part. sect. IV. pag. 26o. not. h. crede probabile, che gli Egizj continuassero ad imbalsamare i cadaveri fino al regno di quell’imperatore. Vedi qui avanti.
  4. Euseb. Præv. Ev. lib. 2. c. 6. p. 72. B.
  5. Paus. lib. 8. cap. 9. pag. 617. lin. 18. v. Pococke Descript. of the East. ec. Tom. I. book iI. chap. I. pag. 73.
  6. Kirchero Œdip. Ægypt. Tom. iiI. synt. XIII. cap. IV. pag. 407., dice che essa fu trovata nei sotterranei di Memfi, e che ha geroglifici, come li vediamo anche nel disegno datone dal P. Kirchero loc. cit., e scritta con tinta nera la detta parola sopra una fascia alla cintura. Tutte queste cose sono argomenti da credere la mummia egiziana; né avremo ragione di crederla piuttosto dei tempi dopo Cambise. E volendo ancora supporre, che la iscrizione sia greca, non potremmo asserire, che sia il defunto qualcuno di quei tanti Greci, che si portarono in Egitto, e in Memfi stessa, e vi ebbero onori, e cariche prima di Cambise, come diremo appresso nel capo iI. princ. not. r. ? Ma per provare, che si continuò ad imbalsamare i cadaveri anche dopo Cambise, potremo ricorrere all’autorità di Diodoro, che viaggiò colà ai tempi di Augusto, e lib. 1. §. 91. pag. 101. discorre di tal funzione, come di cosa che si usava a’ suoi giorni; come ne parla Luciano de Luctu in fine, e come ne avea scritto anche Erodoto lib. 2. c. 86. pag. 142., il quale pure visse, e andò in Egitto dopo Cambise; e S. Atanasio nella vita di S. Antonio abate, il quale morì nell'anno 357. dell’era volgare, n. 90. Tom. I. part. iI. pag. 689., probabilmente intendeva parlare di mummie, scrivendo, che in Egitto i corpi degli uomini pii, e de’ martiri in ispecie solevano involgersi in pannilini, e conservarsi nelle case dai fedeli, come usavano anche i gentili.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.