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presso gli Egizj, i Fenici, e i Persi. | 75 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:181|3|0]][...e l’ignoranza loro.] §. 12. Molto ristretta era la scienza degli artisti egiziani su un punto essenziale delle arti del disegno, cioè riguardo all’anatomia del corpo umano, intorno alla quale in Egitto, come anche oggidì nella Cina, nulla sapere o studiare si potea[1]. La somma venerazione, che aveano pe’ morti, non permetteva di fare sezioni anatomiche fui corpi loro; cosicchè una semplice incisione su di essi, al riferire di Diodoro[2], farebbe stata considerata come un omicidio. Quindi è che coloro, i quali dovevano fare l’incisione nel fianco del cadavere per im- [3]
K ij | bal- |
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- ↑ Il signor Paw loc. cit. pag. zyo. nega a Winkelmann, che in Egitto s’ignorasse l’anatomia. „ Si sa, dic’egli, che alcuni re d’Egitto hanno fatti anatomizzare de' corpi, umani per conoscere l’origine di certi mali.... Manetone, assai versato nelle cose egiziane, riferisce nella sua storia, che un re d’Egitto ha composto un libro sull’anatomia, o piuttosto fu l’arte d’imbalsamare, la quale esercitandosi su i corpi umani, d’amendue i sessi, e su venti o trenta differenti specie di bestie dovea procurare a que’ popoli delle nozioni superiori a quelle che hanno oggidì gli Asiatici, i quali non per altro hanno in orrore la notomia, se non perchè in que’ paesi caldi i cadaveri presto infradiciscono, e puzzano... Altronde l’ignoranza della notomia non dovea punto ritenere gli statuarj dall’esprimere i musculi, i nervi, le vene, le ossa ec...." [Così per esempio non avranno anatomizzato i Satiri; eppure Callistrato Statuæ, num. l. oper. Philostr. Tom. iI. pag. 890. parla di uno di essi scolpito in marmo in un antro di Tebe, cui si vedevano le vene sulle braccia molto ben rilevate. Io tengo per certo, che gli Egiziani non fossero tanto poco versati nell’anatomia; e ne discorreremo più opportunamente nelle annotazioni alla parte I. libro iiI. capo I. artic. iI. Della Origine delle leggi, delle arti ec., ove il signor Goguet ne tratta diffusamente.
- ↑ lib. 1. §. 91. pag. 102. Ne eccettua però l’incisione per imbalsamarlo, la di cui grandezza era determinata da una legge. Io no inserita nella pagina appresso una parte di pittura fatta sulle fascie di una mummia, e riportata dal P. Kirchero, nella quale si rappresenta la funzione d’imbalsamare. Vi si vede il cadavere steso su d’una tavola, sotto alla quale stanno due vasi degli aromi, che vi si adopravano. Due incisori con un cortello alla mano fanno i tagli necessarj; uno al fianco sinistro per estrarne le viscere, e poi mettervi dentro gli aromi; l’altro, per quanto mi pare, fa un buco intorno allo sterno, o bocca dello stomaco per intrudere così una parte di aromi nel torace, e lasciare illeso il diaframma. Gli antichi scrittori, che io sappia, non fanno parola di questo secondo taglio; e perciò il signor Goguet Della Origine delle leggi ec. Tom. I. par. I. l. iiI, capo I. art. iiI. in fine n. 2. non avendo veduto quella pittura, non ammette che il taglio del fianco; confessando però nel tempo stesso, che non sa capire, come gli Egiziani potessero introdurre i balsami nel petto,
- ↑ questo passo di Diodoro, per comun sentimento, non fosse guasto. Secondo la volgare lezione si traduce: In aditu tres statuas videri ex uno saxo omnes, Memnonis Syenita (opus). Vesselingio ivi nella nota, dopo Salmasio Exerc. in Solin. cap. 32. pag. 337., vuole si legga τεμνομένους in vece di μέμνονος, cosicchè dica: videri ex uno omnes lapide syenite cæsas. Jablonski De Memnone &c. Synt. 3. c. 5. §. 3. colla sola trasposizione di μέμνονος rende il senso più chiaro, e giufto: In aditu perhibent, tres slatuas videri, omnes ex uno lapide. Syenite videlicet. Harum unam Memnonis sedere, omnium in Ægypto maximam: riferendolo al celebre Mennone, di cui parlammo pocanzi pag. 66. not. *.; e di lui credo parli Diodoro veramente, non di altro Mennone scultore. La statua propriamente era una, cioè quella di Mennone sedente colle mani stese sulle ginocchia. Le due altre che rappresentavano la di lui madre, e la figlia erano scolpite alla base, ove sedeva, una da una parte, l’altra dall’altra, come racconta Diodoro loc. cit., e si può vedere nella figura presso Jablonski loc. cit. pag. 71. Tab. I., Pococke Description &c. Tom. I. pag. 102. Tab. XXXVI., e nella tavola IV., che noi aggiugneremo in fine del volume, cavata da questi due scrittori.