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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:186|3|0]][... considerato nella figura intera dell'uomo.] §. 2. Il più generale e più rimarchevole distintivo del disegno del nudo in quel primo stile degli Egizj si è di non incontrarsi mai nelle loro figure se non linee rette, o pressochè rette; proprietà, che le loro fabbriche pur distingue e i loro ornati. Perciò ai lavori egiziani, secondo l’espressione di Strabone[1], mancavano e l’aria pittoresca e le Grazie, divinità in Egitto non conosciute[2]: Πολύστιλος, οἶκος ἐν Μέμφει, dic’egli parlando d’un tempio di Memfi, οὐδὲν ἔχει χαρίεν ... ὀυδὲ γραφικόν. L’attitudine delle figure è ritta e forzata; ma i piedi paralleli e strettamente insieme uniti, quali da alcuni autori descrivonsi come un carattere distintivo delle figure d’Egitto, e quali pur si veggono nelle antichissime figure in bronzo degli Etruschi, trovansi soltanto nelle figure sedenti; nelle figure in piedi non fono già paralleli, ma l’uno passa avanti l’altro. V'è nella villa Albani una figura virile alta palmi quattordici, in cui la distanza da un piede all’altro oltrepassa i tre palmi. Le braccia nelle figure virili generalmente sono diritte, pendenti lungo i fianchi, e come attaccate ad essi: quindi è che tali figure aver non possono nessun’azione, poiché questa col movimento delle braccia e delle mani generalmente s’esprime. La mancanza d’azione però non è sicuro argomento dell’inscizia degli scultori, ma piuttosto d’una certa norma fissata e ricevuta presso quegli statuarj, per cui tutte le statue virili dovean essere formate sul modello stesso. Diffatti sugli obelischi e in altre opere non [3]
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- ↑ Geogr. l. 17. p. 1159. B. [Extat etiam ædes quidam multis columnis structa, sicuti Memphi, barbarica fabrica, nam præterquam quod columna multa sunt, & ingentes, & multipici ordine constitutæ, nihil pictum, aut elegans habet, sed potius inanem quemdam laborem gerit.
- ↑ Herod. lib. 2. cap. 50. p. 128.
- ↑ Antiquari volgarmente si spacciano con franchezza per opere del primo, o del secondo stile, giusta la divisione del nostro Autore.
Lo stile d’imitazione in Roma avrà avuto suo principio dal tempo, che vi s’introdusse la religione, e le divinità di quella nazione, di cui parleremo al capo iiI. §. 12., promosso sovra tutti dall’imperator Adriano, e continuato in qualche parte sotto altri imperatori.
Sono però da osservarsi in ciascuno di questi stili, fuorché in quello di Senostri, varj gradi di maggiore, o minor perfezione, secondo i varj tempi.