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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. | 91 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:197|3|0]]della luna, quali vedonsi in una delle sue più antiche figure in bronzo da me pubblicata[1]. Le statue virili, che ivi pur si trovano, non avendo alcun segnale di divinità, esser possono dei re, o de’ sommi sacerdoti: v’erano diffatti statue di questi ultimi a Tebe. Delle ali date alle divinità d’Egitto tratteremo più sotto. Basterà qui notare di passaggio che nessuna delle statue antiche egiziane esistenti in Roma ha in mano il sistro, e fu nessun lavoro di quella nazione s’incontra questo stromento[2], fuorché su l’orlo della Tavola Isiaca; Bacchini, che pretende d’averlo osservato fu un obelisco, ha preso un
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- ↑ Mon. ant. Part.I. cap. 27. §. 1. num. 73. 74. [Sono corna di vacca, che era dedicata a questa dea, Erodoto lib. 2. cap. 41. p. 123., Eliano de Nat. anim. lib. i. cap. 27. Il conte di Caylus forse perchè non ha veduta l’espressa testimonianza di quelli due scrittori, crede che siano le dette corna un simbolo di potenza; come di Assarte racconta Sanconiatone presso Eusebio lib. 1. cap. 10. pag. 38., che per insegna reale si mettesse in capo una testa di toro.
- ↑ Poiché si vede il sistro a testa di gatto nelle mani d’un’antichissima statua di donna, che vien presa per Iside, esistente in Inghilterra, appare non essere stato quello stromento sì nuovo nell’Egitto, come lo pretende il signor Winkelmann. Altronde que’ popoli sì nemici d’ogni innovazione, come avrebbon eglino permesso d’introdurre un nuovo stromento musicale? Egli sarebbesi disingannato se avesse lette le ricerche di Bochart sul sistro. Nota tratta da Paw Recherches ec. sec. par. sect. IV. pag. 292. [Il figror Paw avrebbe potuto risparmiare questa critica se avesse meglio considerato il sentimento, e le parole di Winkelmann. Egli non dice, che il sistro si sia introdotto in Egitto nei bassi tempi. Vuole soltanto, che non si trovi su i veri lavori fatti colà, in quelli cioè del primo, e del secondo stile, che ci fono rimasti, fuorché sull’orlo della Mensa Isiaca. E ammettendo, e sostenendo qui appresso cap. iiI. §. 14., che questa tavola sia del più antico stile, viene chiaramente a dire, che il sistro ancora era antichissimo presso quella nazione. Né per questo avea bisogno, che il signor Paw gli suggerisse di leggere Bochart, mentre egli lo allega a questo proposito nella sua opera, alla quale si rimette qui poco dopo nella nota c.; e in fine la statua, che sta in Inghilterra, sarebbe al proposito, se il signor Paw ci avesse prima fatto vedere, che essa è di uno di quei due sistri, e che non sia ristorata.
- ↑ Sistris, dal signor abate Amaduzzi Monum. Mathæj. Tom. iiI. Tab. XXVI. num. iI., e dal signor Lens le Costume, ec. pl. 2. In altro basso-rilievo degli orti Mattejani, passato ora al Museo Pio-Clementino, il cui disegno è riportato dal lodato Amaduzzi Tab. XXIV., si vede una donna in abito sacerdotale, che sacrifica col marito alla dea Iside. Altra donna, col nome anche scritto sotto la figura, che sta in atto di offerire a Iside, e Osiride varie cose sopra un altare, si ha nel basso-rilievo egiziano di Carpentras riportato dal Montfaucon Ant. expl. Suppl. Tom. iI. pl. 54., e meglio illustrato dal sig. Barthelemy Acad. des Inscript. Tom. XXXII. Mém. pag. 731. seg. A queste aggiugniamo la bellissima pastofora sicuramente egiziana; come anche la fanciulla alessandrina, della quale. si è parlato al luogo citato poc’anzi; e Livia Calcedonica dedicata alla dea Iside, di cui si fa menzione in altra lapide presso il Muratori Nov. Thes. Inscr. Tom. IV. pag. 1991. num. 3., e Amaduzzi alla citata tavola XXIV. pag. 42. In questo numero di donne isiache noi potremo dunque annoverare eziandio qualcuna delle statue muliebri del Campidoglio; e credo di potervi mettere un busto di ritratto, per quanto mi pare, già della villa Albani, ora del detto Museo Pio-Clementino, riportato dal signor abate Raffei Osservaz. sopra alc. ant. monum. Tav. I. num. 3. pag. 40., che lo crede un’Iside, con in capo un simbolo circolare rappresentante la luna, sostenuto da due serpi, secondo che scrive Apulejo Metam. lib. XI. pag. 360.: e così diremo di altre figure muliebri, che vengono chiamate Isidi, come osservano il signor Lens livr. I. chap. I. pag. 4. not. *., ed il signor conte di Caylus Rec. d'Antiq. Tom. iI. Ant. Egypt. pl. I. pag. 11.