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94 | D e l l e A r t i d e l D i s e g n o. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:200|3|0]]Farnesina[1]. Erodoto[2] quando chiamò le sfingi ἀνδρόσφιγγες, volle, a parer mio, i loro due sessi indicare. Meritano una particolare osservazione le sfingi poste ai quattro lati sotto[3]
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- ↑ Winkelmann ne ha dato il disegno sul principio di quest’opera nella prima edizione tedesca, ripetuto nella prima traduzione francese. Si vede più interessante arche in un altro basso-rilievo di terra cotta posseduto qui in Roma dal P. Stefano Dumont de’ Minimi, soggetto ben noto per le sue particolari osservazioni, e ricerche sulle antichità di questa Dominante. È di proporzione di 10 oncie dalla estremità delle zampe d’avanti fino all’origine della coda; e giace come le altre sfingi. È molto ben rilevata per ogni sua parte; e potrebbe dirsi di maniera greca. Si veda qui appresso in fronte al cap. iiI. Le gambe deretane non si può capire sull’originale se siano di leone. Pajono di asino, o di cavallo, o piuttosto di caprone, come si può arguire dalle orecchie di Fauno; e nella stampa si sono fatte così presso a poco. I1 nostro Autore Descr. des pierr. ec. cl. 3. sect. 1. n. 27. p. 320., e Monum. ant. par. I. c. 27. §. 5. pag. 103. ha creduto di far una scoperta particolare; di trovar cioè le parti deretane di cavallo ad una sfinge su l’elmo d’una Pallade in una moneta di Velia prezzo Golzio Sicilia, & Magna Grecia, ec. Tab. XXII. n. 7. In quella tavola non vi sono monete di Velia. Egli forse intendeva della Tavola XXIV. n. 1.; ma quivi si vede un intero cavallo. Nel n. 4. e 7. vi sono due sfingi, alle quali non si vedono le gambe deretane. Si vedono però in diverse, che ne riporta il P. Magnan Lucania Numism. Tab. 10. segg.; ma però sono di leone, e niente hanno di cavallo. Il basso-rilievo è dell'altezza di 8. oncie. Ha il fondo colorito in turchino, e parte in rosso; e la barba, e i capelli della sfinge in violaceo. Un’altra di queste bestie colla barba si ha nelle pitture dell'Ercolano Tom. V. Tav. 65.; e le vogliamo credere, che la fronda di persea, o altro che siasi, attaccata al mento delle figure egiziane, stese come per barba, noi avremo una sfinge barbuta anche nei lavori egiziani, cioè, nell’angolo sinistro ascendente della Mensa Isiaca. Qui noterò di passaggio, che il nostro Autore nei Mon. ant. alla cit. par. I. c. 27. §. 5. p. 103., parlando delle sfingi, ha detto sfingi egizie colla barba, in vece di greche, come scrive bene in questo luogo. Il Begero Thes. Brandeb. Tom. iiI. pag. 370., collo Spanhemio De usu, & præst. num. Tom. I. Diss. 5. n. 2. pag. 242. segg trovano un’altra differenza tra la sfinge greca, e 1'egiziana: ed è, che quella ha le ali, come leggo che la descrive Euripide Phœniss. v. 813., Sofocle Œd. Tyr. V. 516., e questa non le ha: e se si trova, dice Begero, in alcuni monumenti egizj, come in fatti si vede nella detta Mensa Isiaca, e in lavori d’imitazione, come nella detta figura del Museo Ercolanese coll'altra del Tom. IV. Tav. 68.; e nella creduta Pompa Isiaca in un cippo già degli orti Mattejani, ora del Museo Pio-Clementino, riportata dal sig. abate Amaduzzi Monum. Matth, Tom. iiI. Tab. XXV. fig. 2., sarà una cosa singolare all’uso de’ Greci, e per particolari ragioni. Osserva anche Begero, che le sfingi greche non hanno la cuffia come si vede nelle egiziane. Ma ciò non potrà sostenersi di tutte; poichè una ne vedo presso il P. Paciaudi Monum. Pelop. vol. iI. pag. 30.; e Spanhemio l. c. pag. 245. riporta la sfinge con in capo un berrettone, come insegna dell’isola di Scio. In un sarcofago romano presso il lodato signor abate Amaduzzi Tab. LXVI. veggonsene due colle ali, e colla cuffia fatta come quella delle egiziane.
- ↑ Lib. 2, cap, 175. pag. 189.
- ↑ Begero Thes. Brandeb. Tom. iiI. pag. 371., e spiegato nel suo giusto senso metaforico. Presso i Greci la sfinge era quel mostro ideale, con testa, e petto di donzella, che proponeva enimmi, Euripide Phœniss. v. 813., Sofocle Œdip. Tyr. v. 516., Ateneo l. 6. c. 15. pag. 253. Plutarco Quod bruta anim. rat. utant. oper. Tom iI. pag. 988. A.; ed era passato tra di loro in proverbio di chiamare sfingi quegli uomini, e donne, che parlavano in modo ingegnoso, arguto, ed enimmatico. Così Filemone fa dire ad un padrone, di aversi preso a servizio uno sfinge maschio, cioè un cuoco, che affettava di parlare a modo di sfinge. E da tale scherzo proverbiale potremo ricavarne con buona fede, che questo poeta supponga veramente l’esistenza di sfingi maschie ? Gli artisti, forse de’ tempi posteriori, si presero la libertà di formare le sfingi maschie colla barba, come si dirà qui appresso; ma io non ho potuto trovare, che ad esse i poeti, o altri autori greci alludano mai. Winkelmann nei Monum. ant. part. I. cap. 27. § 5. pag. 103. tra le sfingi egizie, alle quali si vede lo scroto, ne conta sei di villa Borghese, e due di villa Albani. Noi vi aggiugneremo quella della villa di papa Giulio, ora del Museo Pio-Clementino, e due nel contiguo giardino interiore.
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