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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 113

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:219|3|0]]ra, che sono state disotterrate nella villa d’Adriano a Tivoli. Sotto questo Cesare, che malgrado tutt’i suoi lumi era sommamente superstizioso, sembra essersi vieppiù esteso pel romano impero il culto delle divinità egiziane avvalorato dal suo esempio. Ei fece nella villa tiburtina erigere un tempio, cui chiamò Canopo, le statue collocandovi dei numi d’Egitto; e nelle rovine di questo tempio, se non tutti, almeno per la maggior parte fono stati scavati i lavori d’imitazione delle antiche egiziane figure che veggonsi in Roma. In alcune egli fece esattamente imitare il più vetusto lavoro, e in altre l’arte degli Egizj accoppiò con quella de’ Greci. In amendue le maniere trovansi alcune statue, le quali nella politura e nell’atteggiamento alle più antiche egiziane figure somigliano, vale a dire, fono affatto ritte e senza azione, hanno le braccia distese, pendenti, e strettamente attaccate ai fianchi e alle cosce, ne son paralleli i piedi, e stanno esse ad un pilastro appoggiate. Altre sono nella stessa attitudine, se non che libere hanno le mani, portando con effe o indicando qualche cosa. E’ gran danno che queste figure non abbiano tutte le loro teste originarie; poiché dalla testa, piucchè dalle altre parti, traggonsi le migliori prove per riconoscere i diversi stili.

[...esaminato nelle statue...]

§. 10. Tra le statue hanno principalmente ad osservarsi quelle due di granito rosso collocate alla porta del palazzo vescovile di Tivoli[1], e ’l celebre Antinoo di marmo del museo Capitolino: questa è alquanto maggiore della grandezza naturale, e le altre due ne fon quafi il doppio. Non solo hanno l’attitudine delle antiche statue egiziane, ma a somiglianza di queste appoggiate sono ad un pilastro, il quale però non è segnato da geroglifici[2]: un grembiule

Tem. I. P co-

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  1. Maffei Raccolta di Stat. fol. 148. [ Ora nel Museo Pio-Clementino, come già si è avvertito alla pag. 71. b.
  2. Nella seconda edizione tedesca, e
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