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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 121

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:231|3|0]]sta guisa Telecle e Teodoro di Samo, stando quegli in Efeso e questi nella propria patria, formarono in legno una statua d’Apollo, collocata poi a Samo in Grecia. Tale statua era stata divisa a metà sotto i lombi presso alle parti sessuali, e quindi a quel luogo riunita, talché amendue i pezzi perfettamente combaciavansi[1]. Così certamente intender si dee l'espressione di Diodoro, non essendo punto credibile, siccome alcuni traduttori l’intesero, che quella statua fosse stata divisa per mezzo dalla testa fino alle parti naturali, appunto come Giove secondo la favola partì in due i primi uomini che aveano doppio sesso[2]. Gli Egiziani avrebbono tanto poco apprezzate quelle statue, quanto quegli uomini mezzo bianchi e mezzo neri che loro fece vedere in Alessandria il primo de’ Tolomei[3]. Né al solo testimonio di Diodoro io m’appoggio, ma un più sicuro e visibile argomento additarne posso nel mentovato Antinoo del museo Capitolino, il quale, sebbene non sia che un’imitazione dell’antico stile, pur anch’esso è composto di due pezzi giunti insieme presso i lombi e sotto il nodo della fascia[4]. È però probabile che questa maniera di lavorare si usasse soltanto nelle statue colossali,[5]

Tom. I. Q poi-

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  1. Ivi dee leggersi κατὰ τὴν ὀσφύν in luogo di κατὰ τὴν ὀροφὴν come presso Aristotele De Hist. onim. l. 1. par. 14. edit. Sylbur Ἐχόμενα τούτων γαστὴρ καὶ ὀσφύς, καὶ αἰδοῖον καὶ ἰσχίον Conser Herod lib. 2. c. 40. pag. 122. l. 78. È pur da osservarsi che la preposizione κατά non s'adopera mai da’ Greci per indicare un principio di movimento, ma bensì il seguito, o il rapporto. [ Si adopra in questo senso, e in molti altri; ma ancora per indicare principio di movimento; come può vedersi dagli esempi che riporta Enrico Stefano nel suo lessico. ] Nè può qui aver luogo l'opinione di Rodmanno e di Wesselingio intorno alla voce κορυφὴν più lontana dal vero senso che l’antica lezione ὀροφὴν [ Veggasi la nota seguente.
  2. Plato Conv. pag. 190. D. op. Tom. I.
  3. Lucian. Promet. cs §. 4. p. 28. Tom. I.
  4. L’essere di due pezzi l’Antinoo del Campidoglio può attribuirsi, anziché all’imitazione di stile egiziano, alla natura del marmo pario, di cui scrivono Plinio lib. 36. c. 8. sect. 13., S. Isidoro Etym. lib. 16. c. 5. non trovarsi pezzi molto grandi; come crede il sig. abate Visconti della statua di Giunone Lanivina, dal palazzo Mattei passata ora al Museo Pio-Clementino, anch’essa di finissimo marmo parlo, e formata originariamente dallo scultore in più pezzi dell’altezza di 13. palmi. Perciò che riguarda il luogo di Diodoro, io credo che vada inteso come s’intende comunemente, non come vuole il no-
  5. la porzione d’una statua, composta talora sono di quaranta pezzi. Quest’arte maravigliosa fu ignota a’ Greci, e praticata dai soli Egizj, o quali, come avverte il citato Autore, non già cogli occhi, ma colle misure pigliavano le proporzioni per la composizione di tutta la statua. [ Si vegga appresso nota a.
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