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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. | 131 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:241|3|0]]granito bianco friabile, come quelle parti della gran colonna d’Antonino Pio, che sono state esposte all’azione del fuoco, dobbiamo conchiudere che il mentovato granito del Vesuvio o non è compiutamente formato ancora, oppure, come è più verosimile, ha perduta la sua durezza per l’azione del fuoco uscito a diverse riprese da quel monte. E siccome sappiamo altresì dalla storia, e veggiamo dagl’indizj ancor esistenti, che nella Spagna molte eruzioni fecero negli antichissimi tempi i volcani de’ Pirenei, dai quali supponsi che siano colati torrenti di fuso argento[1], si può inferire, che il granito di quelle contrade, come degli altri paesi, debba l’origine sua ai volcani[2]. Questa osservazione ci[3]
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- ↑ Questo fenomeno dagli antichi scrittori viene attribuito all’incendio delle folte selve de’ Pirenei pel fuoco messovi inavvertentamente da alcuni pastori. Vegg. Goguet Della Orig. delle leggi, delle arti, ec. Tom. I. par. I. lib. iI. art. I. capo IV. pag. 115.
- ↑ È questa oggidì la comune opinione de' naturalisti. [ Ma non di tutti. Il Passeri nella Storia de’ fossili, ec. Discorso IV. intitolato: Della litogonia, cioè della generazione de’ marmi, §. XIV. seg. crede che i graniti, i porfidi, e simili marmi siano una specie di pietra arenaria; cioè che la loro sostanza sia stata da principio un’arena magra, e ruvida, la quale invasa da un sale oltremodo efficace, ed abbondante ha riempiuto colle sue cristallizzazioni tutti que' piccoli vani, che fra quei corpicciuoli restavano; e comechè il sale regolarmente pende alla figura cubica, nell’ingrossare abbia ritenuto il primo schema, componendo quei lucidi specchietti, che vi si veggono seminati. Cosi il sig. Targioni riportato nell’opera Dei Vulcani, ec. Tom. I. pag. XLVII., ove si ferve anche dell’argomento delle marchesite, che noi abbiamo accennato sopra pag. 129. not. b.; e si veggia l’eruditissima Teoria generale della Terra del P. Becchetti Lez. XI. pag. 336. Lo steso Targioni pag.XXXV. dice che i graniti friabili, che si trovano intorno ai vulcani, simili ai peperini, sieno stati guastati, e decomposti dal fuoco, non che gliene debbano l'origine antecedente. E in fatti il fuoco, se ne fosse l’origine, non li guasterebbe, ma li farebbe sempre più belli.
- ↑ striscia su questo sasso; onde mi pare strano che nessuno v’abbia mai fatta attenzione. [ Vengo assicurato per lettera da un nobile viaggiatore, che nel Tirolo si trovino appunto i porfidi rosso, e verde; e non solo in piccoli pezzi, ma anche in massi grandissimi di montagne. Il rosso ha il colore meno scuro, e porporino dell’egiziano; e le macchiette, o punte bianche, non sono tanto decise. Il verde è pallido, con macchiette rosse, e bianche non cosi belle. Ha osservato lo stesso viaggiatore, che sul finire dei massi di porfido vi sono strati di terra compatta, che ne imita il colore, sparsa di sassolini bianchi; e pare che aspettasse quel sugo petrificante per divenir porfido anch’essa: lo che farebbe un forte argomento contro il nostro Autore, ed altri, che ripetono questa pietra dai vulcani. Sono stati osservati dei gran massi di porfido rosso, e di un bel colore, anche nella Spagna; e v’è chi non dubita, che di la si cavasse dagli antichi Romani. Ma a questa pretensione osta in primo luogo il non trovarsi colà vestigi di cave antiche; in secondo luogo la testimonianza chiarissima di tanti antichi scrittori, che porterà qui appresso; e in terzo io rifletto, che se i Romani avessero preso il porfido nella Spagna, Sant’Isidoro vescovo di Siviglia, uomo certamente dotto, e che avrebbe dovuto essere informato delle cose di sua nazione, e su questo punto in ispecie nella enumerazione, che fa dei varj marmi adoprati dagli antichi, Etymolog. l. XVI. cap. V., non avrebbe scritto nel num. 5., con Plinio da citarsi qui appresso, che il detto porfido veniva dall’Egitto: Porphyrites ex Ægypto est, rubens candidis intervenientibus punctis, Nominis ejus causa, quod rubeat ut purpura; e per ultimo si può ripetere la differenza, che ora ho accennata, e sopra pag. 127. col. I. dei graniti.