< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 135

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:245|3|0]]ca fuorché pulirla e darle il lustro. Così lavorate sono le statue e le colonne[1]. Gli artisti sogliono usare una specie d’occhiali per difendersi dalla finissima polve che si solleva; e la stessa cautela usano lavorando la breccia egiziana, la quale però non ha in tutte le sue parti una durezza uniforme[2].

[...breccia egiziana...]

§. 17. Merita pur questa breccia d’essere qui considerata comechè di essa non altro ci resti che il torso d’una statua. E’ tal sasso un aggregato d’innumerevoli specie di pietre, e fra le altre di pezzi di porfido d’amendue i colori, dal che si può conghietturare che sia originario d’Egitto o d’Arabia. Vien esso presso di noi volgarmente indicato col nome generico di breccia, vocabolo di cui né il dizionario della Crusca né quello di Baldinucci danno la spiegazione, che pur non doveano omettere. Chiamasi breccia una pietra comporta di molti pezzi o piuttosto rottami di pietre diverse, e quindi, siccome osserva giudiziosamente Menagio, ben traesi l’etimologia del suo nome dalla voce tedesca brechen (rompere)[3]. Or siccome nella composizione di questo sasso v’entrano principalmente molte pietre egiziane, ho perciò creduto convenirle il nome di breccia d’Egitto. Il suo color principale è il verde, ma ve se ne scorgono tante degradazioni e varietà, che certamente simili non ne adoprò mai, né mai seppe comporne pittore o tintore; e la combi-


na-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:245|3|0]]

  1. Della maniera di lavorare il porfido si parla nuovamente nel lib. VII. c. I. §. 21. segg.
  2. Oltre le due sorti di porfido sin qui nominate, il verde, e il rosso, v’ha il porfido nero, di cui è una tazza nel Museo Pio-Clementino; e da alcuni si vuole l’urna sotto l’altare di S. Nicola in Carcere. Sopra tutti è rimarchevole il porfido brecciato, del quale è una singolarissima colonna di circa due palmi di diametro, e alta undeci. 11 fondo ne è paonazzo anziché rosso; le macchie grandi, e ben decise sono di color rosso, nero, e verdognolo; mostrando in sé tutti i colori possibili finora osservati nel porfido. Reggeva prima le catene d’una mola sul tevere a ponte rotto; e da alcuni anni è stata trasportata al lodato Museo Pio-Clementino.
  3. Menagio Origine della lingua italiana V. Bricia, riporta questa opinione, ma non la sa approvare. Crede piuttosto che venga dal latino mica, dalla quale parola sia nato con poca alterazione bica, bicum bici, bicium, bicia; e quindi colla giunta d’un r, come è avvenuto in altre parole, bricia, breccia. Ottavio Ferrario Origin. ling. ital. V. Breccia, pensa che dal latino fractio, siasi fatto brectio, breccia, il celtico brix, da cui è nato il germanico brechen, e il francese bresche, brescher.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.