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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 155

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:265|3|0]]i greci scrittori, essi nè tempj aveano nè altari[1]. Vedesi, è vero, il dio persiano Mitra in varj luoghi a Roma, e nominatamente nelle ville Albani, Borghese, e Negroni; ma da nessuna storia ci costa che gli antichi Persi lo rappresentassero, e sotto quella forma; onde dobbiamo credere esser queste figure lavorate in Roma da artisti greci o romani ai tempi de’ Cesari, come la veste loro e lo stile chiaramente dimostrano. Diffatti la berretta frigia e le lunghe brache date loro sembrano indicare divinità straniere, essendo questo un distintivo di convenzione nell’arte per dinotare i popoli rimoti; e sebbene comuni presso i Persi fossero le brache (ἀναξυρίδες); tali però non erano, per quanto sappiamo, le berrette[2]. Narra Plutarco[3] che il culto del dio Mitra era stato introdotto da que’ Pirati, i quali dopo varie sconfitte furono finalmente da Pompeo distrutti; e sog-


V ij giu-

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  1. Il nostro Autore nella Descr. des pierr. grav. ec. cl. 1. sect. 4. num. 127. pag. 29,, con una gemma persiana, e coll’autorità del sig. Hyde De Relig. Pers. cap. 3. pag. 88. provava che avessero altari. Convien distinguere. V’erano in Persia gl’idolatri, e v’erano i Maghi anche da tempi antichi. Gl’Idoli vi si adoravano ai tempi della regina Ester, come si ricava dalla di lei orazione, cap. 14. Osserva il P. Niccolai nella Dissertazione VI. sul libro di Ester, pag. 140. che, dopo 1'uccisione dell’usurpatore Smerdis il Mago, la setta de’ Maghi nemici degl’idoli cadde di credito nella Persia, e fu abbracciata massimamente dai Grandi del regno la religione degl’idolatri; finchè l’anno trentesimo d'Assuero, cioè di Dario figliuolo d’Istaspe, il famoso Zoroastro fè ritornare nella prima stima la religione de’ Maghi, e abbracciarla ad Assuero medesimo. Adoravano questi il fuoco sopra altari eretti su i colli, e all’aperto, perciocchè si profetavano nemici de’ tempj. Così si vede un altare con sopra il fuoco in un monumento di Persepoli presso Hyde l. c. Tab. VI. p. 307. Tab. IX. p. 375. Zoroastro confermò i Maghi nell’avversione agl’idoli, ma li persuase a fabbricar tempj, o pirei, per meglio custodire, e servar sempre vivo il fuoco sacro. Hyde cit. c. 3. e segg., Niccolai l. c. Dissert. iiI. p. 90. princ., Brissonio De Regno Persarum lib. iI. §. VII. In appresso al culto del sole unirono il culto degl’idoli. Quinto Curzio descrivendo la marcia dell’esercito di Dario nel l. 3. c. 3. §. 8., dice che si vedeva collocata sopra un padiglione l’immagine del sole dentro al cristallo. I Maghi, i quali andavano avanti, portavano il fuoco sacro sopra altari d’argento. Il cocchio del re era ornato da una parte, e dall’altra di simulacri di deità in oro, e in argento. Sul giogo si vedevano due simulacri d’oro dell’altezza d’un cubito, uno de’ quali era l’immagine di Belo. In mezzo a questi aveano consecrata un’aquila parimenti d’oro colle ali stese. Ci dice Clemente Alessandrino Cohortat. ad Gent. cap. 5. pag. 57., che Artaserse figlio di Dario fece adorare gl’idoli in figura umana, e il primo eresse una statua alla dea Venere in Babilonia, in Susi, Ecbatana, ed altre città; adducendo su questo l’autorità di Beroso nel libro iiI. delle storie della Caldea. E in fine Tertulliano Apolog. cap. 16. ci fa capire, che a’ suoi tempi adorassero il sole dipinto su di una tela.
  2. Anzi tali compariscono nei monumenti, come in una figura presso Lens citato sopra pag. 52. not. a., e in una immagine di Fraate re de’ Parti, e d’un soldato della medesima nazione presso Hyde loc. cit. Tab. X. pag. 384.; e abbiamo veduto nella detta nota con Brissonio, che così voltate verso la fronte le portavano i Persiani fuorchè il re.
  3. In Pomp. op. Tom. I. pag. 633. C.
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