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p r e s s o   g l i   E t r u s c h i, ec. 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:281|3|0]]mi della morte, quali sono l’Endimione dormente figurato su varie urne, le Najadi che traggono seco Ilo[1], danze di Baccanti e nozze, come quelle di Peleo e di Teti rappresentate su un’urna della villa Albani[2]. Soleano i Romani danzare innanzi al feretro[3], e Scipione africano ordinò che ai suoi funerali allegramente si bevesse[4].

[... e per le guerre avute co’ Romani.] §. 13. Forse collo studio e coi comodi avrebbono potuto gli Etruschi vincere la natura, e portare nelle arti quella perfezione a cui sembravan opporsi l’indole, il temperamento, e’ l costume loro; ma la loro felicità fu di troppo breve durata per produrre quell’effetto. Appena cominciò a fiorire la romana repubblica, insorsero le guerre con essa troppo agli Etruschi svantaggiose, cosicchè alcuni anni dopo la morte d’Alessandro il Grande l’Etruria intera fu conquistata da’ suoi nimici, e lo stesso etrusco linguaggio, cangiandosi a poco a poco nel romano idioma, finalmente si perdè. L’Etruria divenne una provincia romana, dopo che l’ultimo suo re Elio Vulturrino perì nella battaglia datasi presso il lago Lucumone, nell’anno 474. di Roma e nell’olimpiade 124.


Y ij Indi

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  1. Fabret. Inscript. cap. 6. p. 432. n. 5. Vedasi la stessa rappresentazione fu un Commesso, cioè su un’opera composta di pietre a varj colori, (Ciampini Vet. Mon. I. Tab. 24.) nel palazzo Albani. Questo soggetto ha dato luogo all’ancor inedito epitaffio d’una mezza colonna nel palazzo Capponi a Roma, in cui v’è fra gli altri questo verso:

    ΗΡΠΑСΑΝ ωС ΤΗΡΠΝΗΝ ΝΑΙΑΔΕС ΟΥ ΘΑΝΑΤΟС

    Rapir, come per gioco, le Najadi, e non Morte.

  2. Montfauc. Ant. expl. Suppl. Tom. V. pl. 51. pag. 123., il quale non comprese il vero significato di quel basso-rilievo. V. Mon. ant. ined. n. 100. par. 2. sez. 2. c. 1. p. 145.
  3. Dion. Halic. lib. 7. c. 72. p. 460.
  4. Plutar. Apophth. pag. 196. E. op. Tom. iI. [ Dice che fu quel Terenzio, preso dai Cartaginesi, poi liberato da Scipione, che diede a bere del mulso, ossia vino con mele, a quei che aveano accompagnato il funerale di questo gran capitano. [ Nella villa Albani su un grande basso-rilievo segato da un’urna sepolcrale, e una fanciulla in piedi in una dispensa, ove varie specie di animali sventrati con altri comestibili stanno appese agli uncini: nel che è simile a un altro basso-rilievo della galleria Giustiniani; e sopra vi si leggono i seguenti versi di Virgilio, Æneid. l. 1. v. 611. segg.:

    In freta dum fluvii current, dum montibus umbra
    Lustrabunt convexa, polus dum sydera pascet
    Semper honos, nomenque tuum, laudesque manebunt

    In Roma s’è scoperta in altri tempi un’urna su cui vedeasi rappresentato un soggetto assai impudico con questa epigrafe: ΟΥ ΜΕΛΕΙ ΜΟΥ. Non me n’importa. Presso il signor Cavaceppi v’ha su un simile lavoro una rappresentazione ancor più lubrica col nome del defunto.
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