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p r e s s o g l i E t r u s c h i , ec. | 175 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:285|3|0]]artefici diedero le ale anche ai cocchi[1]; il che era loro comune coi Greci; poichè Euripide[2] dà al sole un cocchio alato, e sulle monete d’Eleusi[3] vedesi Cerere sedente su un simil cocchio, tirato da due serpenti. La favola pur rammenta un cocchio alato di Nettuno, cui Ida ottenne, a richiesta d’Apollo, per rapire Marpessa[4]. Ove per tanto nel mentovato luogo d’Euripide[5] le voci πτεροφόρων ὀχημάτων sono state tradotte pennigerorum curruum (de’ cocchi alati), non dee riprenderli il traduttore: e ’l critico[6], che vorrebbe tradurre piuttosto volucrium equorum, mal s’appone, poichè le ale non ai cavalli si davano ma bensì ai cocchi. Trovasi pure la voce πτεροφόρος usata dal mentovato poeta[7] come un aggiunto del cocchio del figliuolo di Teseo per indicarne la velocità.
§. 4. Dice Plinio[8] che gli Etruschi aveano nove divinità armate di fulmine; ma quali queste fossero, nè egli nè alcun altro determina. Se vogliamo mettere insieme tutte le divinità de’ Greci così armate, ne troveremo un numero anche maggiore. Tra gli dei, oltre Giove, teneva in mano il fulmine Apollo che veneravasi ad Eliopoli nell’Assiria[9], e tale viene pur rappresentato fu una moneta della città di Tirra in Acarnania[10]. Hanno altresì il fulmine Marte combattente contro i Titani in un’antica pasta[11], e Bacco in una gemma[12]: amendue del museo Stoschiano; quell’ultimo vedesi col medesimo attributo fu una patera etrusca[13]. Così fulminanti si rappresentano Vulcano[14] e Pan in due piccole
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- ↑ Dempst. loc.cit. Tab. 47.
- ↑ Orest. v. 1001.
- ↑ Haym Thes. brit. Tom. I. Tab. 21. n. 7. pag. 226.
- ↑ Apollod. Biblioth. lib. 1. c. 7. §. 9. p. 28.
- ↑ In altro; cioè in un frammento presso Longino De Sublim. pag. 66. lin. 10. Adatta le ali al carro; ma per un vero traslato dalle cavalle. Ali aveano i cavalli del cocchio d’Ulisse.Fonte/commento: Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/26 Pausania lib. 5. cap. 19. p. 426. lin. 22.Fonte/commento: Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/26
- ↑ Rutgers. Var. lect. lib. 1. cap. 10. πτερωποῖσεν.
- ↑ Iphig. in Aul. v. 251.
- ↑ Hist. nat. lib. 2. cap. 52. sect. 53.
- ↑ Macr. Saturn. lib. 1. cap. 23. pag. 31l.
- ↑ Goltz. Græcia, Tab. 61.
- ↑ Descript. du Cabinet de Stosch cl. 2. sect. 3. §. 9. n. 122. pag. 51.
- ↑ Ibid. cl. 2. sect. 15. n. 1459. pag. 254.
- ↑ Dempst. Etrur. Tab. 3.
- ↑ Serv. ad Æneid. 1. vers. 42.