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d e g l i E d i t o r i M i l a n e s i. | xxj |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:31|3|0]]prime due. Prevenuto dalla morte non potè ciò eseguire, nè fra gli scritti suoi trovaronsene i disegni, comechè egli già avesse determinati i luoghi, in cui doveano collocarsene le figure. Noi più fortunati degli Editori viennesi siamo ricorsi alla fonte, cioè all’Eminentiss. Possessore di que’ monumenti, il quale ci ha somministrati generosamente i disegni onde rendere più compiuta l’Opera.
Quindi è che, laddove nell’edizione di Vienna non vi sono che 21 figure, nella nostra ve ne ha 54.[1]; poichè oltre tutte quelle della prima edizione, una sola eccettuatane, per esser questa puramente ideale, v’abbiamo inserite le trasmesseci da Roma, le disegnate su diversi monumenti di Milano, ed alcune eziandio prese dalla grand’Opera de’ vasi Hamiltoniani, quelle cioè che l’Autore con somma erudizione ed ingegno ha interpretate, aggiugnendovi il disegno del sepolcro di Winkelmann, ideato dal sig. d’Hancarville[2], e la Musa piagnente sulle ceneri del medesimo, disegnata su una bella pasta mandataci da Roma.
Non vuolsi qui da noi defraudare della dovuta gloria il sig. Abate Amoretti, soggetto noto nella repubblica delle lettere, il quale non solamente ha tradotta l’Opera dal tedesco; ma ha pur avuta non poca parte ne’ fattivi miglioramenti.
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- ↑ In questa ce ne saranno in maggior numero.
- ↑ Non possiamo approvare in verun conto, che il signor d’Hancarville abbia applicato al monumento d’un Cristiano le idee, e i dommi dei Gentili, come il Palombajo, il Diis Manibus, che così deve spiegarsi il D. M. in coerenza del rimanente, e l’Orco peregrino; e siamo persuasi, che ciò avrebbe detestato lo stesso nostro Autore, cui si è voluto onorare con questa memoria, vedendo, che nel libro ultimo di quest’opera capo iiI. §. i. altamente riprova una sì fatta mescolanza di Cristiano, e di Gentilesco. Io ne ho ritenuto il rame in questa edizione, sì per non fare, il più che posso, cangiamenti nell’edizione Milanese; e si perchè dà un saggio degli antichi palombaj; intorno ai quali si potrà vedere il Bianchini, e Gori nella esposizione, e illustrazione del palombajo, o sepolcro dei liberti, e servi di Livia Augusta, e de’ Cesari. Debbo però avvertire, che questo rame, come si riporterà nella pagina seguente, copiato dalla suddetta edizione Milanese, in qualche piccola cosa è diverso dal disegno del signor d’Hancarville, e vi manca una figurina sedente per terra accanto all’urna dalla parte sinistra. Mi sono accorto di tali difetti, i quali per altro non alterano l’idea principale del monumento, col rincontrare, dopo molte ricerche, il secondo volume dei detti vasi Hamiltoniani ove si trova in principio; ma io non era più in tempo di correggerli.