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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:319|3|0]]circondarono con pannilini il campo intero, che formava un quadrato, di cui ogni lato avea dugento passi[1]. Capua, città fabbricata dagli Etruschi[2], ed abitata quindi da’ Sanniti[3] che su loro l’aveano conquistata[4], era celebre per l’amor del piacere e per la mollezza[5].
[... Volsci ...] §. 3, Il governo de’ Volsci, siccome quello degli Etruschi e degli altri popoli confinanti, era aristocratico[6]. Essi eleggevano un re ossia un condottiere dell’armata, quando sovrastava la guerra, e ’l regolamento loro in tempo di pace era simile a quello di Sparta e di Creta[7]. Della numerosa loro popolazione fanno fede anche oggidì le frequenti ruine di città distrutte, che su i vicini colli s’incontrano, e della loro potenza sono argomento le molte sanguinosissime battaglie ch’ebbero co’ Romani, i quali non poterono soggettarli se non dopo averne riportati ben ventiquattro trionfi. La popolazione numerosa e la pompa animavano gl’ingegni, incitandoli allo studio, e la libertà elevava lo spirito: circostanze favorevolissime al progresso delle arti.
§. 4. I Romani ne’ primi tempi servironsi degli artefici di que’ due popoli. Tarquinio Prisco chiamò a Roma da Fregella, paese de’ Volsci, un artista detto Turiano[8], il quale gli
Tom. I. | D d | fece |
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- ↑ Liv. ibid. [ Non il campo intero, ma un recinto quasi in mezzo di esso fu coperto, non circondato, di tele a modo di padiglione in quella larghezza, e lunghezza, che dice Winkelmann. Fu fatto fare questo recinto dal sacerdote di quella nazione Ovio Paccio, per chiamarvi ad uno ad uno i principali dell’esercito, e farli giurare su di un’ara, che non avrebbero scoperto ad alcuno ciò che aveano veduto, e inteso in quel luogo; di andare alla battaglia ovunque fossero condotti dai capitani, e di uccidere chiunque de’ compagni si fosse dato alla fuga. Di quei che giurarono fu composta una legione di sedici mila uomini, e dalle tele, che coprivano quel luogo, fu detta legione linteata; non che andassero vestiti di lino, come Winkelmann fa dire a Livio nell'ultimo luogo citato innanzi, ove racconta questo fatto.
- ↑ Mela lib. 2. cap. 4.
- ↑ Liv. lib. 4. cap. 29. num. 32.
- ↑ Id. lib. 10. cap. 27. num. 38.
- ↑ Lo stesso si dica degli Etruschi. Scrive Dionisio Alicarnasseo l. 2. c. 38. p. 102. l. 20., che amavano il vitto molle, e gli ornamenti d’oro; e lib. 9. cap. 16. pag. 551. che era nazione sontuosa, e di delicato vitto non solo in pace, ma ancora in guerra, portando seco oltre alle cose necessarie, diverse suppellettili insigni si per la ricchezza, come per l’arte, e adattate ai piaceri, e alle delizie. Così Ateneo lib. 4. c. 13. pag. 153. C. scrive, che preparavano mense sontuose due volte il giorno, con tappeti fioriti, e con tazze d’argento d’ogni maniera. Vedi anche il signor Lampredi Del Gov. civ. degli ant. Tosc. ec. p. 24.
- ↑ Dion. Halic. lib. 6. cap. 72. pag. 371.
- ↑ Strab. l. 6. pag. 391. princ. [ Cioè, scrive, che era democratico, ossia popolare.
- ↑ Plinio lib. 35. cap. 12. sect. 45.