Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
210 | D e l l e A r t i d e l D i s e g n o |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:320|3|0]]fece una statua di Giove in terra cotta; e dalla somiglianza che scorgesi tra una moneta della famiglia Servilia in Roma, ed una sannitica, alcuni inferiscono che a tal lavoro in Roma artisti sanniti s’adoperassero[1]. Un’antichissima moneta di Anxur, città de’ Volsci (or Terracina), ha una bella testa di Pallade[2].
[.... Campani...] §. 5. I Campani eran gente, a cui e’ l dolce clima e l’ubertuoso suolo ispiravano la voluttà. Il lor paese, come pur quello de’ Sanniti, era stato ne’ più antichi tempi computato nell’Etruria, ma gli abitanti non aveano soggiaciuto mai né all’etrusco dominio né ad altri. Vennero quindi i Greci a stabilirsi nel paese loro, e v’apportarono le arti; della qual cosa sono argomento e le greche monete di Napoli[3], e quelle di Cuma che sono ancor più antiche[4].
§. 6. Nè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:320|3|0]]
- ↑ Olivieri Dissert. sopra alcune Medaglie sannit. pag. 136.
- ↑ Beger. Thes. Brandeburg. T. I. p. 357. [ Questa moneta è riferita con maggior esattezza dallo Spanhemio De præst. & usu num. Tom. I. Dissert. 2. §. 3. pag. 96. Se poi veramente appartenga ad Ansure, o Terracina, città volsca, non può formarsene adequato giudizio, da che, oltre quella esistente nel Museo di Brandeburgo, non ci è noto che altra se ne conservi in verun Museo. Il tipo è da ambe le parti affatto simile ai tipi delle monete di Tiano, di Caleno, di Suesano, e di Aquino, le quali hanno da una parte la testa di Pallade sull’altra un gallo con una stella, e con la respettiva leggenda. Potrebbe sospettarsi che l’AQVP, interpretato nella moneta di Brandeburgo Axur, per la lettera Q, che vi comparisce aperta a questo modo Q, la quale il Begero crede essere una delle lettere dell’alfabeto volsco, equivalente al Ξ dei Greci, altro non voglia dire che AQVINO, e che la leggenda AQVP debba ripetersi dalla mala conservazione del monumento. Certamente in una moneta di Aquino, che è nel Museo Borgiano in Velletri, vi ha la lettera Q colla stessa apertura, e tale si vede anche in altra simile posseduta dal più volte nominato duca Caraffa Noya, ed ora col suo Museo passata nel Museo reale di Napoli, creduta perciò anch’essa moneta di Terracina; ma per la migliore conservazione in altra dello stesso Museo Borgiano, che è tra le monete delle città italiche rarissima, chiaramente si legge AQVINO. Notiamo finalmente un piccol divario, che passa tra la moneta del Museo di Brandeburgo, e quella del testè citato Museo Borgiano, ed è, che in quella il gallo è rivolto alla parte sinistra, dove rimane la leggenda AQVINO, avendo alla destra presso il capo una stella; quando nell’altra il gallo mira alla destra, dove sono le lettere AQVP, ed ha poi la stella presso il capo alla sinistra: divario, che può benissimo essere accaduto nelle monete di Aquino egualmente che l’altro di vedersi moneta di essa senza il galloFonte/commento: Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/26 presso Guarnacci Tom. iI. Tav. VIII. n. I. Anche nelle monete di Tiano, di Caleno, e di Suesano, il gallo è rivolto alla parte destra, dove rimane la leggenda, ed ha alla sinistra la stella. Il dubbio, che abbiamo sin qui motivato, non è diretto a togliere ad Ansure il pregio di aver coniato moneta; mentre ci è noto che di questo pregio pur goderono altre illustri città, che appartennero alla bellicosa nazione volsca, come Velletri, ed Aquino; ma perché meglio si esamini, da chi ne avrà il comodo, la moneta de1 Museo Brandeburgico.
- ↑ Ibid. pag. 250.
- ↑ Una ne riporta Pellerin Rec. des med. des vill. ec. Tom. I. pl. VIII. n. 23. Altra la dà il conte di Caylus Rec. ec. Tom. V. Ant. Etrusq. pl. XLVIII. n. iiI., in cui al nome di Cuma è unito quello di Literno; ripetuta da Guarnacci Tom. iI. Tav. X. num.. 2., con qualche divario nelle lettere. Il signor d’Hancarville Antiq. Etrusq. ec. Tom. I. chap. I.