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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:321|3|0]]§. 6. Né ciò dicendo voglio asserire che quella città sia più antica di quella. Edificate furono amendue a un tempo stesso, siccome ha dimostrato con somma precisione Martorelli[1], Cuma da Megastene, e Napoli da Ippocle, i quali lasciarono Cuma nella penisola Eubea, loro patria, conducendo seco una porzione degli abitatori soverchiamente moltiplicati per cercare altrove fortuna. Io son d’opinione che amendue queste città abbiano un’antichità anche maggiore dì quella che loro suole attribuirsi; e diffatti Strabone dice che Cuma era antichissima fra tutte le città greche della Sicilia e dell'Italia[2]. Da Eubea partirono anche gli abitanti di Calci, che n’era la capitale, e vennero a stabilirsi in un’isola poco lungi da Napoli chiamata allor Pitecusa, ora Ischia, cui però e pei frequenti terremoti, e per le eruzioni de’ volcani presto abbandonarono. Una parte di essi allora fermossi sul lido, e vi fabbricò Napoli; un’altra parte si portò più lungi dal Vesuvio, e v’edificò Nola[3]; quindi è che le monete di queste città sono segnate con lettere greche. Ometto varie altre greche città, come Dicearchia, detta poscia Pozzuolo, che più tardi fu fabbricata da que’ Greci, che nelle spiagge vicine aveano dianzi fissata la lor sede. Appare quindi che abbian essi in que’ luoghi esercitate nella più rimota antichità le arti proprie, e che i Campani loro limitrofi, i quali abitavano più dentro terra, le abbiano da loro imparate. Quindi pure si argomenta da qual nazione siano stati formati e dipinti molti di que’ vasi di terra cotta, che di frequente si scavano nella Campania, e principalmente nei sepolcri presso Nola. Che se pur si voglia lasciare ai Campani la gloria d’es-[4]
D d ij | sere |
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- ↑ Euboic. pag. 27.
- ↑ lib. 5. pag. 327. B. Tom. I.
- ↑ Mattorelli loc. cit. p. 64. [ Polibio Hist. lib. 2. p. 105. B., e presso Stefano De Urbib. V. Nola, riportato nei frammenti dello stesso Polibio pag. 1004., dopo Varrone, ed altri presso Vellejo Patercolo lib. 1. cap. 7. pag. 29. la chiama etrusca. Vedi anche Guarnacci Origini ital. Tom. I. lib. 1. cap. 4. pag. 216., Tom, iI. lib. 6, cap. 4. pag. 247.
- ↑ pag. 47. la crede fatta nei tempi che gli Etruschi fiorivano; cioè prima che i Greci andassero in quelle parti.