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218 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:328|3|0]]opera un altro vaso della biblioteca Vaticana[1], su di cui il nome del pittore è scritto in quella forma ΑΛΣΙΜΟΣ ΕΓΡΑΨΕ (Alsimo dipinse): altri erroneamente lessero ΜΑΞΙΜΟΣ ΕΓΡΑΨΕ; e Gori, al cui sistema opponeasi quella iscrizione, la dichiara francamente per un’impostura senza aver mai veduto il vaso[2].

[Principali collezioni di questi vasi...] §. 14. L’argomento, che per ascrivere agli artisti greci i summentovati lavori si trae dalle iscrizioni e dal disegno medesimo, anche dove mancano le iscrizioni, vien confermato, siccome testè avvisai, da’ vali di simil maniera e d’egual lavoro, ritrovati nella Sicilia: io ne indicherò le collezioni fatte in quell’isola, dopo d’aver parlato di quelle che fatte furono nel regno di Napoli.

[...fatte in Napoli..] §. 15. La prima Collezione, che siasi fatta di antichi vasi, è, per quanto io so, quella della biblioteca Vaticana. Devesi quella al giureconsulto Giuseppe Valletta napolitano, dai cui eredi comprolla il vecchio cardinal Gualtieri[3], e lasciolla quindi alla summentovata biblioteca. Lo stesso Valletta lasciò alla biblioteca de’ Teatini del Collegio de’ Ss. Apostoli in Napoli una ventina di simili vasi che vi si conservano tuttora.

§. 16. Alla Vaticana, almeno riguardo al numero, non è punto inferiore la collezione fatta dal conte Mastrilli a Napoli, alla quale ne è stata poi unita un’altra considerevole di vali simili fatta da uno della stessa famiglia abitante a Nola.[4]


Tale

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  1. Ib. lib. cap. 24. n. 143. p. 190.
  2. Dif. dell’alfab. etrusc. p. CCXV. [Converrebbe dire che Gori loc. cit., e dopo di lui Guarnacci Tom. iI. lib. 7. c. 1. p. 305: intendano di vaso diverso; poichè diversa è l’iscrizione, che riportano; ΜΑΞΙΜΟΣ ΕΠΟΙΕΙ.
  3. Monsignor Guarnacci Orig. ital. T. iI. lib. 7. cap. 1. pag. 3305. in fine, scrive, che il cardinal Gualtieri da se stesso in parte raccolse detti vasi, e che in altra maggior parte gli furono regalaci da monsignor Bargagli vescovo di Chiusi, ove furono trovati.
  4. sta. Dalla parola ΝΙΚΟΠΟΛΙΣ, che vi si legge fra le altre, il signor Lanzi, che riporta l’osservazione suddetta loc. cit. pag. 164., arguisce, che le figure dipinte sul vaso possano alludere ai giuochi, che si facevano una volta nella città di Nicopoli in onore di Apollo. Ma più verisimilmente alludono ai giuochi in onore di Adone, de’ quali parla Teocrito nell’Idil. 15., come proverà diffusamente il signor abate Visconti nel secondo volume del Museo Pio-Clementino nella descrizione della statua di quel bellissimo giovane.
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