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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:334|3|0]]stra dello scheletro vicino ai piedi. Al lato sinistro presso al capo stavano due spade di ferro con un colatojo di bronzo. E’ questo un vaso cupo con manico, traforato come un crivello, e posto entro un altro vaso senza fori, che serviva, come ognun sa, a colare il vino, il quale, siccome solea dagli antichi serbarsi in grandi olle (dolia) per moltissimi anni, onde riusciva più denso del nostro che generalmente si beve poco dopo la vendemmia, perciò esigeva d’essere colato[1]. Dalla parte medesima a’ piedi eravi una tazza rotonda di bronzo, e in quella stava un simpolo, cioè una tazzetta a lungo manico ripiegato in cima a forma d’uncino, che adoperavasi ora per cavar dalle olle gli assaggi del vino, ora ne’ sagrifizj per versar nella tazza quello che era destinato alla libazione. Presso la tazza stavano due uova ed una grattugia.

§. 29. Mi si permetta di qui esporre intorno a questo sepolcro alcune mie osservazioni, comechè esse sembrino allontanarmi alquanto dal mio scopo, a cui però tosto rivolgerommi. Che i morti si collocassero coi piedi verso l’ingresso della tomba ella è osservazione già fatta[2]; ma esser doveva una costumanza propria agli abitatori di quel paese il distendere i cadaveri sul nudo suolo senza riporli in alcun’urna o cassa, siccome con poca spesa avrebbon potuto fare, seguendo l’uso degli altri luoghi, ove queste con entro i cadaveri si sono in gran copia disotterrate. Le lastrine di ferro, che stavano intorno al cranio dello scheletro distese a foggia di ventaglio, erano, a parer mio, un vero ventaglio; e ciò indica l’uso che v’era di cacciar con esso le mosche dai cadaveri[3]. La tazza, il simpolo, e la grattugia presso alle uova indicano il cibo e la bevanda che lasciavasi alle anime de’ trapassati, poiché sappiamo che, fra le ultime cose sugge-


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  1. Leggasi Venuti Dissert. sopra i coli vinarj degli ant., Saggi di dissert. dell’Accad. di Cort. Tom. I. Dissert. VII.
  2. Kirchman. De Fun. Rom. lib. 1. cap. 12. pag. 84.
  3. Idem ibid.
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