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226 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:336|3|0]]κίλοις[1], e siccome commenta il suo scoliaste: ἐζῳγράφηντο γάρ αἱ ὑδρίαι [2].

§. 31. A quest’uso probabilmente hanno a riportarsi le pitture di alcuni de’ più gran vasi che veggonsi nelle collezioni Vaticana ed Hamiltoniana, ove son rappresentati in un tempio ora Castore ed ora Polluce; quegli in piedi e con un cavallo, e questi sedente con in mano un elmo acuto a foggia della solita sua berretta. Castore è forse qui posto per indicare la corsa a cavallo, e Polluce per significare un celebre giostratore degli altri giuochi[3].

[... e per ornato nelle case.] §. 32. Oltre di ciò molti di quelli vasi, e direi anche la maggior parte, serviano, come sovente presso di noi quelli di porcellana, a semplice ornamento de’ luoghi ove si collocavano[4]. Possiamo ciò inferire dalle pitture, che generalmente sono più belle da una parte che dall’altra, poichè le men belle dovean essere rivolte al muro. Nè ad altr’uso certamente hanno potuto servire alcuni di quelli vasi, poichè non hanno fondo, nè sembrano averne avuto mai; e di tal


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  1. Nem. 10. vers. 68.
  2. In una moneta d’Atene riportata nell’Acad, des Inscr. Tom. I. pl. 3. n. 4. pag. 126. si vede un vaso, la pianta d’ulivo, e la civetta.
  3. Perocchè Castore si dilettava di cavalli, e Polluce mostrava il suo valore nel combattere a’ cesti, come scrisse Omero Iliad. l. 3. vers. 237; e lo ripete il nostro Autore Monum. ant. par. 1. cap. 24. §. 2. pag. 79.
  4. Il citato scrittore, trattando diffusamente dell’uso di quelli vasi, li divide in tre classi, cioè in vasi adoperati nel culto religioso, usati nelle pubbliche cerimonie, e impiegati negli usi domestici. Novera generalmente nella prima i belli e grandi vasi dipinti, che sino a noi si serbarono. Gli antichi gentili, dic’egli, offrivano a’ loro numi degli ex voto, cioè de’ doni, o per ottenere de’ beneficj, o in riconoscenza delle grazie che supponeano aver da loro ricevute. Tra questi ex voto o voti, come noi li chiamiamo, erano frequenti i vasi, i quali or pieni offerivansi colle primizie de! ricolto, or vuoti perchè al tempio servissero d’ornamento, come ne fanno fede gli antichi storici. Su quei di bronzo vedeansi generalmente rilevati o incisi gli attributi della divinità a cui erano consacrati, e basta visitare i musei per accertarsene. Questi lavori farsi non poteano ugualmente su i vasi di terra, nei quali supplivasi colla pittura; e quindi è che sovente troviamo in essi rappresentate le teste di Bacco, le imprese d’Ercole, gli amori di Giove ec. Per serbare questi vasi era lungo il muro del tempio un armadio, ossia repositorium, in cui collocavansi a pubblica edificazione e ad ornamento del tempio medesimo; e siccome ivi riposti non poteano presentare che una sola facciata, perciò i vasi o da una sola parte dipingevansi, o se pur da amendue, in una la pittura era di molto minor pregio. Oltre questi vasi, che possono chiamarli votivi, v’erano quelli che adoperavansi ne’ sagrifιzj, ed aveano molte grandezze e forme, secondo l’uso, a cui erano destinati. Altri serviano ai bagni sì pubblici che privati, forse per tenervi gli unguenti, come appare da quelli che aveano attaccate delle strigili ossia spazzette. [ Vedi σopra pag. 25. n. a.
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