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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:341|3|0]]e meglio ancora, che nelle altre opere loro. Una collezione di tali vasi è un tesoro di disegni[1].
[Descrizione d’un vaso Hamiltoniano] §. 25. Dovrei qui forse esaminare particolarmente il disegno di molti di questi vasi per darne una più chiara idea a' miei leggitori; ma mi ristringerò alla descrizione d’un solo, che è l’ultimo della prima parte della collezione Hamiltoniana, persuaso di far loro così cosa più grata. Nel descriverlo (omettendo di parlare d’un quadro degli amori di Giasone e Medea dipinto fu la pancia del vaso) parlerò solo della pittura posta fra la pancia e la bocca di esso, essendo quella il più sublime pezzo di disegno che rimasto siaci fra le opere degli antichi. Ma quanto bello è il disegno, altrettanto è difficile l’indovinarne il vero significato. Ne daremo la figura in piccolo al principio del Libro V.
§. 37. Pensai al primo esaminarlo che ivi fosse espressa la corsa proposta da Enomao re di Pisa agli amanti d’Ippodamia, in cui Polipe la palma ottenne e la sposa. Pareami che l’altare posto in mezzo servisse d’appoggio a questa conghiettura; poiché quella corsa stendevasi da Pisa fino a Corinto all’altar di Nettuno[2]. Ma qui altronde non eravi alcun indizio di questa divinità; e siccome Ippodamia una sola sorella avea, chiamata Alcippa, bisognava supporre che tutte le altre figure muliebri fossero state colà messe a capriccio.
§. 38. Mi venne quindi in pensiere di ravvisarvi la corsa proposta da Icario in Sparta agli amanti di sua figlia Penelope, destinata a colui che riportata avesse la palma su gli al-
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- ↑ Certo impostore, chiamato Pietro Fondi veneziano, si studiò d’imitare questi vasi, e vi riusci in maniera che molti ne vendè; di essi alcuni sono restati in Italia, ma la maggior parte è andata oltremonti. Di lui parla Apostolo Zeno nelle sue Lettere Vol. iiI. pag. 197. L’impostura però agevolmente scorgersi può da coloro eziandio che non hanno cognizioni in questa materia; poiché la terra de’ vasi falsificati è grossolana, onde riescono più pesanti; laddove d’una finissima argilla composti sono e molto leggieri i vasi antichi. [Lo stesso può dirsi di quelli fatti ad imitazione degli etruschi dalla famiglia Vasari di Arezzo, e da altri in Italia, e anche in Inghilterra. Dei primi se ne sono aggiunti alquanti alla raccolta Granducale di Firenze, come ci avvisa i! signor Lanzi nel citato Giornale de Letterati Tom. XLVII. art. I. p 166.
- ↑ Diod. Sic. lib. 4. §. 73. p. 317. lin. 93.