< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
238 | Delle Arti del Disegno presso gli Etruschi, ec. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:348|3|0]]i loro lavori furono per lo più di terra cotta o di bronzo. Quelli si sono infranti, e questi fusi; e a ciò ascriver si dee la rarità de’ monumenti dell’arte presso que’ popoli. Siccome però lo stile etrusco fu simile a quello degli antichi Greci[1], potrà quanto abbiamo detto sull’arte etrusca considerarsi quasi come un’introduzione ai Libri seguenti. [2]
LI- |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:348|3|0]]
- ↑ Gli antichi artisti greci, che nella durezza dello stile si accostavano allo stile etrusco, secondo Quintiliano citato alla p. 206. not. A., sono Calone, ed Egesia, de’ quali si parlerà nel libro IX. capo I.: Duriora, & Thuscanicis proxima Calon, atque Egesias, jam minus rigida Calamis, molliora adhuc supra dictis Myron fecit. Monsig. Guarnacci, riportato nella stessa nota, avrà traveduto nel sostituire ad essi Fidia, Policleto, Alcamene, Polignoto, e simili, de’ quali parla dopo Quintiliano; e chiamando, in nome del medesimo, solamente un poco duretti i lavori etruschi. L’asserzione di Quintiliano intorno alla durezza dei detti lavori generalmente è vera, di qualunque tempo si voglia intendere, e ne conviene anche il Passeri, impegnatissimo per l’onore degli Etruschi, per riguardo ai lavori di mezzo, giacchè dei primi tempi egli confessa che non ne esistono: osserva però che in tempi migliori fu perfezionato molto lo stile etrusco, disotterrandosi di tanto in tanto monumenti di quella nazione, che sono molto eleganti; tra i quali è bellissimo il fanciullo in bronzo del peso di 36. libre, alto tre palmi, con iscrizione etrusca sul braccio sinistro, disotterrato l’anno 1770. nell'agro dell’antica Tarquinia vicino a Corneto, e custodito al presente nel Museo della biblioteca Vaticana. Egli lo illustra con una bella dissertazione intitolata: De pueri etrusci aheneo simulacro a Clemente XIV. P. O. M. in Museum Vaticanum inlato; ove alla p. XLI. seg. fa le dette riflessioni. Vi premette anche la figura, che noi ripeteremo in appresso.
- ↑ Tusciæ, & Liguriæ. Ideo ait candentis. Tutte queste fabbriche di Roma, e di altre città non si saranno alzate, e adornate di tal marmo a un tempo stesso, e nel piccolo giro di anni, che passò tra l’erezione della casa di Mamurra, e il punto, in cui scrisse Strabone. Onde è ben probabile, che molto prima di questo cavaliere fossero aperte, e note le dette cave. Un tal marmo si chiamava anche ligustico; perchè Luna era ai confini della Liguria, come dice Servio loc. cit.;
Giovenale Sat. 3. v. 257. Vedi anche in appresso al §. 29. capo IV. libro VIII.
Nam si procubuit qui saxa ligustica portat,
Aixis, & eversum fudit super agmina montem,
Quid superest de corporibus?
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.