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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:352|3|0]]scente a Egea[1], quei dell’Apollo Ismeno[2], e quello che conduceva a Tanegra[3] la processione di Mercurio con un agnello sulle spalle, erano sempre giovanetti, che riportato aveano il premio di beltà nelle pubbliche gare. La città d’Egesta in Sicilia elevò la tomba a certo Filippo, che nemmen era suo cittadino, ma di Crotona, e gli offrì de’ sagrifizj come ad un eroe divinizzato, soltanto a cagione della singolare sua avvenenza[4]. In una celebre antichissima canzone che uno Scoliaste ancor inedito a Simonide attribuisce o ad Epicarmo, fra i quattro desiderj, de’ quali tre leggonsi pur riferiti da Platone[5], il primo è l’esser sano; il secondo l’esser bello (καλὸν γενέσθαι, ovvero (φύσει καλὸν γενέσθαι, come con più propria espressione leggiamo nel mentovato Scoliate); il terzo d’essere legittimamente ricco (ἀδόλως πλουτεῖν); e ’l quarto, da Platone omesso, d’esser contento e lieto cogli amici (ἠβᾶν μετὰ φίλων). La spiegazione di queste voci può servire a rischiarare Esichio.
§. 5. Ma un argomento più convincente ancora del pregio in cui i Greci aveano la bellezza, si ha dalle mentovate pubbliche gare che di essa faceansi, istituite negli antichissimi tempi da Cipselo re d’Arcadia, coevo agli Eraclidi, in Elide presso il fiume Alfeo[6]. Forse per una consimil ragione nelle feste d’Apollo Filesio contendeasi fra la gioventù un premio destinato a chi dava più soavi baci[7]; ed eravi persona destinata a giudicarne. Lo stesso verosimilmente faceasi a Megara presso la tomba di Diocle[8]. A Sparta[9], a Lesbo nel tempio di Giunone[10], e presso i Parrasj[11] teneasi
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- ↑ Paus. lib. 7. cap. 24. pag. 585. princ.
- ↑ Id. lib. 9. cap. 10. pag. 730. lin. 33.
- ↑ Id. ibid. cap. 22. pag. 752. lin. 28.
- ↑ Herod. lib. 5. cap. 47. pag. 394.
- ↑ De legib. lib. 1. op. Tom. iI. p. 631. C., lib. 2. pag. 661. princ.
- ↑ Eust. ad Il. τ. v. 282. pag. 1185. l. 16., Palmer. Exerc. in opt. fere auct. græc., ad Diog. Laert. p. 448. [Ateneo l. 13. c. 9. p. 609. E., e dice che continuava ancora a’ tuoi giorni.
- ↑ Lutat. ad Stat. Theb. l. 8. v. 198., Barth. de Tib. l. 3. c. 1. p. 192. [ Parla di bacciamani.
- ↑ Theocr. Idil. 12. vers. 29 - 34.
- ↑ Musæus de Her. & Leand. amor. v. 75.
- ↑ Athen. lib. 13. c. 9. p. 610. A.
- ↑ Id. loc. cit. pag. 609. E.