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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:360|3|0]]lesare la propria ambizione di sollevarsi sopra gli altri; indi è che Pericle[1] ebbe a dire a’ suoi concittadini (ciò che oggidì appena si oserebbe pensare): „ Voi vi sdegnate meco, perchè, mi lusingo di non cedere a chicchesia nell’immaginare e scegliere i mezzi più spedienti, e nel saperne ben ragionare?„. Colla medesima franchezza i loro storici dicono il bene di sé stessi, come il male degli altri.
[...l’uso delle statue...] §. 15. Tale ambizione molto giovò ai progressi dell’arte, la quale fi adoperò fin da’ primi tempi affin di serbare la memoria d’un uomo per mezzo della sua effigie, e ciò a chiunque era conceduto. Poteano eziandio i genitori esporre ne' tempj le statue de’ proprj figli, siccome sappiamo aver fatto la madre del famoso Agatocle, la quale dedicò in un tempio la figura di lui ancor fanciullo[2]. Era allora in Atene l’onor d’una statua quello che a’ nostri dì è un semplice titolo di nobiltà, o altro distintivo che nulla rende, e che per sola ambizione si cerca. Ma quest’onore, benché infruttuoso, non lasciava d’esser caro agli Ateniesi, i quali tanto valutarono la gloria, ancorché sterile, che per la lode data loro da Pindaro incidentemente in un’Ode, non si contentarono di mostrargliene la riconoscenza con semplici parole, ma una statua gli eressero in una pubblica piazza, innanzi al tempio dì Marte[3].
§. 16. Siccome gli antichi Greci s’occuparono principalmente ad estendere e perfezionare le qualità naturali[4], così i primi furono a stabilire de’ premj agli esercizj del corpo: e troviamo in prova di ciò fatta menzione d’una statua innalzata in Elide ad un lottatore spartano[5], chiamato Eutelide, fin dall’olimpiade xxxviii.: statua, che probabilmen-
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