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d e g l i   E d i t o r i   V i e n n e s i . xxvij

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Alcuni hanno, preteso d’indovinare da una sola lettera dell’alfabeto i nomi degli scultori, ed hanno presi degli abbagli madornali[1]. Un di costoro, che ha passati sotto silenzio i nomi degli artisti di molte statue, e particolarmente del preteso Papirio e sua madre, o piuttosto di Oreste e di Elettra, siccome anche del preteso Germanico di Versaglies, ci dà poi per una statua antica un Marte della villa Medici lavorato da Giovanni di Bologna[2]. Così da una lucerta, che s’arrampica su un tronco, s’è voluto conghietturare che sia opera di quel Sauro, il quale unitamente a certo Batraco lavorò al portico di Metello[3], laddove è lavoro moderno, come lo è evidentemente quel vaso su cui Spon scrisse un Trattato[4].

Le descrizioni degli antichi monumenti che sono in Roma e nelle sue ville ci danno ben pochi lumi sull’essenza dell’arte, e più diletto ci arrecano che istruzione. Certo autore in vece di descriverci la statua del preteso Narciso nel palazzo Barberini[5], ce ne racconta la favola; e lo scrittore d’un Trattato sulle tre statue del Campidoglio[6], cioè la Roma e i due re traci prigionieri, ci dà fuor di ogni proposito la storia della Numidia[7]; onde potrebbe qui applicarsi il greco proverbio: Leutrone porta una cosa, e ’l suo asino un’altra.


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  1. Capac. Ant. & hist. Camp. felic. c.2.p.9.
  2. Maffei Stat. ant. num. 30.
  3. Di questa opinione fu altre volte il nostro Autore. Vedi la Pref. alla Descript. des pierr. grav. &c., e le sue Osservazioni sull’Architettura degli Antichi. [Nella detta Prefazione non ho trovato che l’Autore faccia parola fu questo punto. Sauro e Batraco lavorarono ai templi di Metello, non al portico. Plinio l. 36. cap. 5. sect. 4. num. 12.
  4. Discours sur une pièce antique du cab. de Jacques Spon.
  5. Tetii Ædes Barberinæ, p.185. [È al presente nel Museo Pio-Clementino. La ferita, che gli si vede alla coscia destra, e qualche piccolo avanzo di cose ivi accanto, e l’aria sbigottita, che gli si vede sul volto, e in tutto l’atteggiamento, danno a divedere chiaramente, che non è un Narciso, che si specchia, ma un Adone ferito dal cignale; come meglio proverà il signor Abate Giambattista Visconti nella descrizione, che ne darà colle altre statue del detto Museo.
  6. Braschi de Trib. stat. ci z., e segg.
  7. Io non vedo che sia tanto fuor di proposito la storia, che al luogo citato ci dà Monsignor Braschi. Volendo egli sostenere, che in quelle due statue venivano raffigurati Siface, e Giugurta re numidi fatti schiavi, e condotti in trionfo a Roma, era pur ne-
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