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Alcuni hanno, preteso d’indovinare da una sola lettera dell’alfabeto i nomi degli scultori, ed hanno presi degli abbagli madornali[1]. Un di costoro, che ha passati sotto silenzio i nomi degli artisti di molte statue, e particolarmente del preteso Papirio e sua madre, o piuttosto di Oreste e di Elettra, siccome anche del preteso Germanico di Versaglies, ci dà poi per una statua antica un Marte della villa Medici lavorato da Giovanni di Bologna[2]. Così da una lucerta, che s’arrampica su un tronco, s’è voluto conghietturare che sia opera di quel Sauro, il quale unitamente a certo Batraco lavorò al portico di Metello[3], laddove è lavoro moderno, come lo è evidentemente quel vaso su cui Spon scrisse un Trattato[4].
Le descrizioni degli antichi monumenti che sono in Roma e nelle sue ville ci danno ben pochi lumi sull’essenza dell’arte, e più diletto ci arrecano che istruzione. Certo autore in vece di descriverci la statua del preteso Narciso nel palazzo Barberini[5], ce ne racconta la favola; e lo scrittore d’un Trattato sulle tre statue del Campidoglio[6], cioè la Roma e i due re traci prigionieri, ci dà fuor di ogni proposito la storia della Numidia[7]; onde potrebbe qui applicarsi il greco proverbio: Leutrone porta una cosa, e ’l suo asino un’altra.
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- ↑ Capac. Ant. & hist. Camp. felic. c.2.p.9.
- ↑ Maffei Stat. ant. num. 30.
- ↑ Di questa opinione fu altre volte il nostro Autore. Vedi la Pref. alla Descript. des pierr. grav. &c., e le sue Osservazioni sull’Architettura degli Antichi. [Nella detta Prefazione non ho trovato che l’Autore faccia parola fu questo punto. Sauro e Batraco lavorarono ai templi di Metello, non al portico. Plinio l. 36. cap. 5. sect. 4. num. 12.
- ↑ Discours sur une pièce antique du cab. de Jacques Spon.
- ↑ Tetii Ædes Barberinæ, p.185. [È al presente nel Museo Pio-Clementino. La ferita, che gli si vede alla coscia destra, e qualche piccolo avanzo di cose ivi accanto, e l’aria sbigottita, che gli si vede sul volto, e in tutto l’atteggiamento, danno a divedere chiaramente, che non è un Narciso, che si specchia, ma un Adone ferito dal cignale; come meglio proverà il signor Abate Giambattista Visconti nella descrizione, che ne darà colle altre statue del detto Museo.
- ↑ Braschi de Trib. stat. ci z., e segg.
- ↑ Io non vedo che sia tanto fuor di proposito la storia, che al luogo citato ci dà Monsignor Braschi. Volendo egli sostenere, che in quelle due statue venivano raffigurati Siface, e Giugurta re numidi fatti schiavi, e condotti in trionfo a Roma, era pur ne-