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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:371|3|0]]me una delle principali cagioni de’ progressi dell’arte; poichè non solo riputavansi come cadute dal cielo le più antiche immagini degli dei, delle quali ignoravasi l’autore, ma credeasi pure che piene fossero della divinità rappresentata le statue de’ più celebri scultori[1].
§. 28. Perchè più tardi progressi abbia fatti la pittura, ciò deve ripetersi e dall’arte stessa e dall’uso che se ne facea. La statuaria quanto giovò ad estendere la religione, altrettanto vantaggio dalla religion medesima ritrasse. Questo vantaggio non ebbe la pittura. Le dipinte tavole offerivansi bensì ai numi, e serviano all’ornato de’ tempj, che poteano talora, come quello di Giunone a Samo[2], e quel della Pace in Roma, considerarsi quali gallerie di pitture; ma non vedesi che queste presso i Greci sieno state mai un oggetto di religiosa venerazione, a cui si dirigessero le suppliche: almeno fra le molte tavole rammentate da Plinio e da Pausania non ve n’ha nessuna a cui tal onore sia stato renduto; quando però non si voglia intendere d’un quadro così venerato un passo di Filone riportato a piè di pagina[3], Pausania rammenta semplicemente una pittura di Pallade nel [4]
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- ↑ Jo. Philopon. Contra Jamblic. ap. Phot. cod. CCXV. p. 554. [ Lo dice di qualunque.
- ↑ Strab. lib. 14. pag. 944. B.
- ↑ Philo De Virtut. & legat. ad Cajum., oper. pag. 1013. D. Μηδὲν ἐν προσευχαῖς ὑπὲρ ἀυτοῦ (καίσαρος) μὴ ἅγαλμα, μὴ ξόανον, μὴ γραφὴν ἰδρυσάμενος. [ In proseuchis nulla
- ↑ due quelle arti. Cosi credettero Aristotele, ap. Plin. lib. 7. cap. 56. sect. 57. pag. 417. l. 10. Tom. I., e Plinio, il quale lib. 35. cap. 8. sect. 34. non solo fa menzione d’un quadro di Bularco pittor greco, coetaneo di Romolo, comperato a peso d’oro, ma anche prima di lui altri pittori rammenta; anzi pretende, ib. cap. 3. sect. 6., che prima de’ Greci già fosser valenti nell’arte di dipingere gl’Italiani, e ne reca in prova alcune antiche pitture ancor sussistenti a’ giorni suoi in Ardea, in Lanuvio, in Cere. Il pittore del tempio di Giunone in Ardea fu M. Ludio Elota, come indicavano alcuni versi in vetusti caratteri latini dallo stesso Plinio riportati, intorno ai quali meritano d’essere consultate le giudiziose osservazioni del ch. Tiraboschi Stor. della lett. ital.. Tom. I. §. 12. [ Per poter conchiudere qualche cosa da questi esempj, si doveva provare che prima non sia stata in uso la scultura; il che non si proverà mai, essendo indubitato, che molto prima gli Egiziani, i Greci, e probabilmente anche gli Etruschi, sapevano scolpire in marmo, e in altre materie, come risulta da ciò, che ha detto il nostro Autore nel libro I. capo I. iI., e libro iI., e Goguet Della orig. delle leggi ec. Par. iI. libro iI. capo V. art. P. segg. L’argomento del sig. Webb confonde la pittura col disegno; e dall’aver saputo questo i più antichi artisti, non si può inferire, dice Goguet loc. cit. in fine, che sapessero anche dipingere, essendovi una differenza essenziale tra l'una e l’altra operazione; e non potrà neppur accordarsi che il dipingere sia una cosa più facile dello scolpire, né che sia stato più usitato ne' primi tempi.