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262 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:372|3|0]]suo tempio a Tegea, che serviva colà di lettisternio[1][2].

§. 29. Avvenne della pittura riguardo alla scultura, come dell’eloquenza riguardo alla poesia. Siccome era questa tenuta per più sacra di quella, adoperandosi ne’ religiosi misterj, ed era altresì più ampiamente ricompensata, più presto eziandio giunfe alla perfezione; ond’ebbe Cicerone ragion di dire che v’erano stati migliori poeti, che oratori[3]. Tale a un di presso fu la forte della scultura, per cui prima della pittura perfezionossi.

§. 30. V'ebbe altresì de’ gran pittori, che furono a un tempo stesso scultori. Tali furono Micone pittore ateniese che avea scolpita la statua di Callia[4], il celebre pittore Eufranore contemporaneo di Prassitele[5], Seusi i cui lavori in terra cotta vedeansi in Ambracia, e Protogene il quale lavorò pure in bronzo; opera d’Apelle era la statua di Cinisca figliuola d’Archidamo re di Sparta[6]. Così alcuni celebri scultori furono al tempo stesso architetti, come Policleto che avea fatto costruire ad Epidauro un teatro dedicato ad Esculapio entro il ricinto del suo tempio[7].

§. 31. Tali vantaggi ebbe l’arte presso i Greci sopra le altre nazioni; e presto maturar ne poterono i frutti preziosi, ove sì favorevole aveano la terra e ’l cielo.

[8]


Ca-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:372|3|0]]


  1. lib. 8. cap. 47. pag. 695. l. 26. [Sopra il lettisternio era dipinta l’effigie di Minerva.
  2. A qual uso servissero i letti o lettisternj ne’ tempj de’ gentili lo leggiamo in Servio in Georg. 3. vers. 533., ove scrive: Lectulus, in quo deorum statua reclinabatur. [ Dice: Lectuli, qui sterni in templis supervenientibus plerisque consuerunt.] V. Stubel., & Donat. ad Svet. Cæs. [ Casaubono ivi, pag. 39. E. ] Vi si collocavano i simulacri degli dei nell’occasione di qualche straordinario sacrifizio che si avesse ad offerir loro, e specialmente per placarne lo sdegno nelle pubbliche calamità. Nell’anno 556. di Roma in simile circostanza furono ivi per la prima volta esposte su i lettisternj le statue di Apollo, Latona, Diana, Ercole, Mercurio, e Nettuno, e vi stettero esposte per otto giorni continui. T. Liv. l. 5. cap. 8. num. 13.
  3. De Orat. lib. 1. cap. 3.
  4. Paus. lib. 6. cap. 6. princ. pag. 465., cap. 12. pag. 480. l. 19. [In quest'ultimo luogo discorre Pausania d’un altro Micone Siracusano statuario solamente.
  5. Plinio lib. 34. cap. 8. sect. 19. princ., lib. 35. cap. 11. sect. 40. num. 25.
  6. Paus. lib. 6. cap. 1. pag. 453. lin. 31.
  7. Idem lib. 2. cap. 27. pag. 174. lin. 10.
  8. ejus (Augusti) posita statua, vel effigie. Così lo spiega anche il P. Ansaldi De sacro, & pubblico apud Ethnicos pictarum Tabularum cultu, cap. X. pag. 193. In tutta quest’opera prova il detto Autore, che le pitture furono oggetto di culto religioso presso i Greci, come presso i Romani; e nel capo 12. confuta Winkelmann per questo luogo.
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