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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:377|3|0]]sulle prime informi impressioni che ricevono, e ben di rado avviene che l’osservazione di un bello più sublime e più perfetto la indebolisca, o la cancelli dalla fantasia loro, principalmente ov’essi, lontani dai bei monumenti dell’antichità, non possano riformare, direm così, l’immaginazione, e correggere lo spirito. Succede nel disegnare come nello scrivere. Tra i fanciulli, che a scrivere imparano, ben pochi ve n’ha che comprendano i fondamenti della diversa forza dei tratti, onde composte sono le lettere, e del chiaroscuro che ne costituisce la vaghezza: loro mettesi innanzi un esemplare da imitarsi, il che essi fanno machinalmente; e la mano già formata si ha l’abitudine d’una maniera di scrivere, avanti che il fanciullo sappia in che confida la bellezza dei carattere. In questo stesso modo molti apprendono a disegnare; e siccome la maniera di scrivere presa da fanciullo rimane generalmente anche negli anni più maturi; così nella mente del disegnatore restan dipinte le idee della bellezza, quale suol essergli presente allo sguardo, e quale gli restò dipinta nell’immaginazione. Quindi succede, che forme imperfette imitando, anche imperfette si formi le idee della bellezza.
§. 9. Egli è pure assai verosimile che negli artisti, come in tutti generalmente gli uomini, l’idea della bellezza alla tessitura ed all’azione de’ nervi ottici corrisponda; onde dal colorito falso d’un pittore possiamo generalmente inferire, che dipingasi negli occhi suoi una falsa immagine de’ colori, e bella gli sembri una tinta che agli occhi altrui dispiace. Diffatti gli Scettici, osservando che diverso era il colore degli occhi negli uomini e nei bruti, ne inferivano, e non senza fondamento, che incerte fossero le nostre cognizioni sulla vera qualità de’ colori[1]. Se pertanto il color degli umori
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- ↑ Sext. Empyr. Pyrrh. hyp. lib. 1. cap. 14, pag. 10. B. C. [Ne inferivano che vediamo diversamente gli oggetti.