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p r e s s o   i   G r e c i , ec. 275
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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:385|3|0]]che per tal modo reità indeterminata l’idea che abbiamo del bello generale. Noi non possiamo in altra guisa formarcela, se non per mezzo di nozioni e di idee particolari, le quali, quando siano giuste, unite, e combinate insieme, ci forniscono la più sublime idea dell’umana bellezza; idea, che possiamo sollevare ancora, e render più pura, quanto più sappiamo sollevar noi stessi e staccarci, a così dire, dalla materia. Questa idea però non sarà mai ben chiara e distinta, perchè, essendo la beltà in tutte le creature proporzionata alla loro natura, e al grado che occupano nella catena degli esseri; e ogni idea fondata essendo su una ragione, che da un’altra debbesi ricavare, la ragione della bellezza, la quale può dirsi la stessa cosa che la perfezione, fuori della bellezza medesima non può trovarsi, poiché quella in ogni essenza creata si rinviene. E per fine non altro essendo le nostre cognizioni che idee di comparazione, farà Tempre più difficile il dare una definizione della bellezza, che generale sia e adequata; non potendo essa a cosa alcuna più elevata compararsi.

§. 20. Il compimento della bellezza non esiste se non in Dio, e la bellezza umana tanto più in alto si leva, quanto più conveniente, proporzionata, e corrispondente uno può idearsela a quella dell’Esser Supremo, che per la sua unità e indivisibilità distinto viene dalla materia[1]. Quell’idea


M m ij del-

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  1. Fra le descrizioni della bellezza, dopo quella di Platone, è questa una delle più oscure. Riporteremo qui ciò che ne dice l’autore de la Philosophie de la nature, Tom. I. pag. 90. „ Colui, dic’egli, che più d’ogn’altro era in istato di darci de’ lumi su i principj della bellezza, era Winkelmann: egli avea passata la sua vita a studiare i libri degli antichi, le loro statue, i loro quadri; era più artista che metafisico, e non aveva altri pregiudizj, fuorché quelli che da l’entusiasmo per li bei monumenti della Grecia e di Roma. Ciò non ostante ecco com’egli definisce il bello! La Sfinge, che quell’Antiquario ha sì ben descritta nel suo libro, potrebbe sola darci la chiave di quest’enimma „. Ma la definizione dell’autore del mentovato libro è ella poi abbastanza chiara? Eccola: „ La filosofia, dic’egli, può definir la bellezza, l’accordo espressivo d’un tutto colle sue parti.... Io trovo, prosiegu’egli, in quell’idea della bellezza gli attributi che la caratterizzano, cioè il colorito, le belle forme, e l’espressione„. Vedi la nota antecedente.
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