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p r e s s o   i   G r e c i , ec. 279
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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:389|3|0]]che nel rappresentare qualche divinità. Ne' tempi eziandio, in cui le arti fiorivano, effigiavansi le dee sul modello di belle donne, e di quelle pure che a pubblico comodo vendevan piaceri: tale fu Teodota, di cui parla Senofonte[1]. Né siavi chi di ciò si scandalezzi, poiché gli antichi su quello proposito pensavano ben diversamente da noi. Strabone chiama sante le membra di coloro, che consagrate si erano al servigio di Venere sul monte Erice[2]; e un'ode del sublime Pindaro, in lode di Senofonte corintio, vincitore per la terza volta ne' giuochi olimpici, dedicata alle fanciulle desinate al pubblico servigio di Venere, cosi cominciava:

Voi Giovanette, che d'amor le grazie
A scelta, schiera compartir solete,
E dolcemente i cuori altrui piegate ec.[3].

§. 25. I ginnasi, e tutti que' luoghi, ne' quali la gioventù esercitavasi ignuda alla lotta o ad altri giuochi, e ove s'andava espressamente per vedere il più bel fiore della nazione[4], erano scuole, in cui gli artisti concorrevano a studiare la bella natura. Ivi, avendo essi una continua occasione di mirar de' bei nudi, si sentivano accendere l'immaginazione, e la bellezza delle forme rendeasi loro famigliare e sempre presente. A Sparta esercitavansi così nella lotta eziandio le donzelle spogliate[5] o poco men che ignude[6].


[...e specialmente nella giovinezza.] §. 26. La bellezza è propria d'ogni età, ma, come nelle dee delle stagioni, diversi ne sono i gradi e le forme principalmente però sta in compagnia della gioventù, e quindi le più belle opere dell'arte sono l'immagine di giovanili figure. Gli artisti trovarono nella giovinezza, più che


ne'

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  1. Memorab. lib. 3. c. 2. p. 783. C. [Prassitele fece la Venere di Cnido ritrattando la meretrice Frine, e Apelle la Venere, che usciva dal mare. Ateneo lib. 13. c. 6. p. 591. B.
  2. lib. 6. pag. 418. B.
  3. Ath. lib. 13. c. 4. p. 574. A. Πολύξειναι νεάνιδες ἀμφίπολοι Πειθοῦς ἐν ἀφνειῷ Κορίνθῳ.
  4. Aristoph. Pac. vers. 761.
  5. Idem Lysistr. vers. 82.
  6. Polluc. Onom. lib. 4. cap. 14. sect. 103., Eurip. Androm. vers. 596. [ Su questo, e su i ginnasj , e le palestre si possono vedere gli Accademici Ercolanesi Tom. iI. de Bronzi Tav. 58. pag. 114. n. 4. segg.
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