< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.


p r e s s o   i   G r e c i , ec. 283
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:393|3|0]]

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:393|3|0]]di bello nella natura. Diffatti Raffaello sebbene, parlando della sua Galatea, dica rare essere le belle donne, ond’egli ebbe a dipingere secondo un’idea somministratagli dalla propria immaginazione; pure diede alla sua figura sembianze assai comuni, ed è agevol cosa di trovare in ogni luogo donne più belle della sua Galatea, il cui ginocchio scoperto è altresì troppo caricato per una giovane ninfa, e per una bella che s’annovera fra le divinità. Anche l’Arcangelo di Guido[1] è men bello d’alcuni bei giovani che io conosco.

[Eunuchi...]

§. 32. La scelta che faceano i greci artisti delle più perfette parti di varie belle persone non si ristringeva soltanto alle figure della gioventù sì dell’uno che dell’altro sesso; ma estendevasi eziandio alle forme degli Eunuchi, pei quali sceglievansi i più ben fatti fanciulli. Queste bellezze ambigue, che per la privazione delle parti genitali molto s’avvicinano alla dilicatezza del sesso femminile nelle membra gentili e molli e nella forma loro ritondetta e piena, furon prima in uso presso i popoli dell’Asia[2] per arrestare così, al dir di Petronio, le poco durevoli sembianze della fuggente giovinezza; e pofcia anche presso i Greci dell’Asia Minore i fanciulli privavansi degli organi della virilità[3] per essere consacrati al servigio di Cibele e di Diana in Efeso[4]. Fra i Romani eziandio si cercava di tener lontani i segni della pubertà dal volto, ungendosi il mento e le altre parti col sugo delle radici di giacinto fatte cuocere nel vino dolce[5].


Nn ij §. 33- L’ar-

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:393|3|0]]


  1. Nella chiesa dei Cappuccini in Roma.
  2. Si potrà vedere il signor Goguet Della Orig. delle leggi, delle arti, ec. Part. I. Tom. I. lib. VI. cap. iI. in fine. e ciò, che vi annoteremo.
  3. L’evirazione è un tratto dell’insensatezza e barbarie umana che s’incontra in quasi tutte le superstizioni, e sovente è stata immaginata per tutt’altro fine che per quello di di conservare la bellezza. Ometto l’evirazione stabilita dalle leggi per castigo. Vedasi la storia di Combabo in Luciano de Dea syria, §. 20. op. Tom. iiI. p.467., e leggasi Giovenale Sat. 6. vers. 366. ove dice che a' tempi suoi amavansi gli Eunuchi dalle dame romane, perchè

    ......mollia semper
    Oscula delectent, & desperatio barbæ,
    Et quod abortivo non est opus.

  4. Strab. lib. 14. pag. 960. A. Tom. iI.
  5. Plin. lib. 21. cap. 26. sect. 97.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.