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314 | D e l B e l l o c o n s i d e r a t o |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:424|3|0]]siccome meglio osserveremo più sotto, trattando de’ panneggiamenti; laddove ignude sono per lo più le statue del nostro sesso.
§. 2. Osservisi che, ov’io parlo del somigliarsi che fanno tra di loro le figure muliebri ignude, intendo di parlare della sola corporatura, senza che quindi abbia a conchiudersi che pur si somigliano ne’ caratteri distintivi della testa, i quali in ciascheduna sì delle dee che delle eroine vengono particolarmente indicati. Ciò è sì vero che, ove pur loro si togliessero gli usati attributi, nulladimeno ai tratti del volto proprj ad ognuna sarebbono riconoscibili; poiché gli antichi artefici si insidiarono di combinare insieme nelle sembianze femminili i caratteri particolari e proprj ad ogn'individuo colla più sublime avvenenza, a segno d’indicarli per fino nelle Larve o Maschere muliebri. Noi ne esamineremo singolarmente i tratti caratteristici, cominciando dalle dee maggiori.
[Dee maggiori. Venere...]
§. 3. Venere occupar deve il primo luogo fra le dee, e come dea della bellezza, e perchè (tranne le Grazie, le Stagioni, e le Ore) è la sola che si rappresenti ignuda[1], e per essere stati più frequentemente delle altre e in varie età effigiata. La Venere de’ Medici a Firenze[2] è simile alla rosa, che esce fuor dalla buccia al primo apparir del sole dopo una bella aurora; e par che senta quell’età, in cui le membra prendon una più compiuta forma, e comincia il seno a sollevarsi. Io mi figuro di vedere in lei quella Laide, cui Apelle iniziava ai misterj d’amore[3], e me la immagino appunto quale dovette per la prima volta esporsi ignuda al di lui sguardo. E’ nella stessa attitudine una Venere del museo Capitolino[4] serbatasi meglio che tutte le altre statue
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