Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
n e l l e v a r i e f i g u r e , e c. | 321 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:431|3|0]]capo le chiome, le quali in due delle suddette figure si uniscono, e s’annodano didietro sul collo. Hanno un’aria fra l’allegrezza e la serietà, esprimente quella tranquilla contentezza che è propria dell’età innocente.
[Ore...] §. 17. Seguaci e compagne delle Grazie sono le Ore, Ὧραι[1], cioè le dee delle stagioni e della bellezza, di Giove figlie e di Temi[2], e secondo altri poeti figlie del Sole. Ne’ più antichi tempi dell’arte rappresentavansi quelle in due sole figure[3], quindi se ne fecero tre[4], poiché in tre parti divideasi l’anno, cioè in primavera, autunno, e inverno[5], e chiamavansi Eunomia, Dice, ed Irene[6]. Generalmente vengono rappresentate in atto di danzare sì dai poeti, che dagli artisti, e da questi per lo più si dà loro un’età uniforme. Breve esser suole l’abito loro, quale conviensi a danzatrici, e giugne appena alle ginocchia: hanno il capo coronato con foglie di palma voltate all’insù e diritte, quali veggonsi sulla base triangolare della villa Albani[7]. Quando in seguito fu diviso l’anno in quattro stagioni, s’introdusse pure una quarta Ora dagli artefici, come appare da un’urna sepolcrale della mentovata villa[8]. Qui però rappresentate sono in età differenti, in veste lunga, senza corona di palma: la prima indicante la primavera sembra un’innocente donzella, in quell’età che un greco epigramma[9] chiama dell’Ora di primavera; e le altre tre in età gradatamente più avanzata. Ove però, come nel celebre basso-rilievo della villa Borghese, veggonsi più figure danzanti, son quelle le Ore in compagnia delle Grazie.
Tom. I. | S s | §. 18. Per- |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:431|3|0]]
- ↑ Pausania lib. 2. c. 17. p. 148. lin. 20.
- ↑ Esiodo Theog. vers. 901., Pindaro Olymp. 13. v. 6. segg., Diodoro lib. 5. §. 72. pag. 388.
- ↑ Paus. lib. 3. c. 18. p. 255. lin. 22., lib. 8. cap. 31. pag. 664. lin. 32.
- ↑ Esichio V. Ζεῦγος.
- ↑ Aristofane in Avib. vers. 710. Vedi Aleandro Expl. Tabulæ Heliacæ, §. Quatuor anni tempora, nel Thes. Antiq. Rom. Grævii Tom. V. col. 732. segg.
- ↑ Fornuto De Nat. Deor. cap. 29., Esiodo, Pindaro, Diodoro ll. cc.
- ↑ Monum. ant. num. 47.
- ↑ Ibid. num. 111.
- ↑ Anthol. lib. 7. num. 89. vers. 2.