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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:433|3|0]]Flora del museo Capitolino[1], coronata di fiori, non iscorgendo punto in lei una bellezza ideale, la credo piuttosto l’immagine di qualche bella donna che siasi fatta rappresentare sotto la forma d’una dea delle stagioni, e segnatamente della primavera espressa nel serto de’ fiori[2]. Nella descrizione delle statue del mentovato museo non avrebbe dovuto indicarsi che quella figura teneva in mano un mazzo di fiori, poichè sì i fiori che la mano sono un moderno restauramento.
[Parche...] §. 20. Le Parche, le quali da Catullo[3] vengonci descritte quali vecchie curve, con membra tremanti, grinze nel volto, e severe nello sguardo, sono tutto l’opposto in più d’uno degli antichi monumenti[4]. Esse trovansi generalmente espresse nella morte di Meleagro, e son belle fanciulle, ora con le ali al capo, or senza, distinguendosi fra di loro pei singolari attributi. Una di esse viene costantemente effigiata in atto di scrivere su un rotolo. Talora non vi sono che due Parche, e in due sole statue appunto erano rappresentate nell’atrio del tempio d’Apollo a Delfo[5].
[Furie ...] §. 21. Anche le Furie vengono rappresentate quali avvenenti fanciulle, chiamate da Sofocle sempre-vergini, ἀεὶ παρθένους, e talora hanno de’ serpenti intorno al capo, Si vedono le Furie angui-crinite, con faci accese nelle mani, e con braccia ignude contro di Oreste armato fu un vaso di terra cotta della collezione Porcinari, pubblicato nella seconda Parte de’ vasi Hamiltoniani. Cosi giovani e belle vengono rappresentate quelle vindici dee su varj bassi-rilievi in Roma, ove la stessa vicenda di Oreste si figura.
S s ij | § 22. Le |
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- ↑ cit. Tom. iiI. Tav. 45.
- ↑ Il signor abate Visconti l. cit. Tav. 24. pag. 47., la crede con migliori ragioni la Musa Polinnia.
- ↑ Carm. 61. vers. 302.
- ↑ Sull’arca di Cipselo vi era la Morte con lunghi denti, e unghie più grandi di qualunque fiera. Paus. lib. 5. c. 19. p. 425. in fine.
- ↑ Paus. lib. 10. cap. 24. p. 858 lin. 27.
- ↑ fatto il Piranesi. Questi però ha usata la cautela di chiamarla Venere, o la Speranza, quale con più probabilità potrebbe stimarsi egualmente che la figura del detto candelabro, secondo ciò che abbiamo detto alla cit. p. 177.