< Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
338 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:448|3|0]]eroe in marmo e sulle gemme pubblicate ne’ miei Monumenti antichi[1], ci vien rappresentato dagli artisti più secondo le savie massime della loro arte, che secondo l’immaginazione del poeta Ennio, presso il quale

Ejulatu, questu, gemini, fremitibus
Resonando multum, flebiles voces refert[2].

§. 19. Il famoso pittore Timomaco non rappresentò già il furibondo Ajace nell’atto di trucidare i montoni, ne’ quali credeva di vedere i duci dell’armata trojana, ma bensì dopo tal fatto, quando, ritornato in sé stesso, meditava pieno di disperazione e di estremo rammarico sul suo errore[3]. Tale pur si vede effigiato sulla cosi detta Tavola Iliaca nel museo Capitolino[4], su varie gemme[5], e su un’antica pasta tratta da un cammeo esprimente una parte della tragedia di Sofocle, intitolata l’Ajace. Ivi sono rappresentati con quest’eroe, che trucida un gran montone, due pastori e Ulisse, a cui Pallade addita questo tratto di furore del suo nimico. Questo raro pezzo verrà pubblicato nel terzo Tomo de’ miei Monumenti.

[... delle eroine...] §. 2.0. Riguardo alle donne non iscostaronsi gli artisti dalle leggi che trovansi osservate in tutte le antiche tragedie, e furono poscia dettate da Aristotele, cioè di non figurarle mai in maniera che al carattere di quel gentile ed amabil sesso sconvenisse, né mai presentarle oltremodo animose e feroci[6]. Per questa ragione, quando si volle rappresentare la morte d’Agamennone trucidato da Egisto, si fece ve-


der

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:448|3|0]]


  1. num. 118. 119. 120. [Con più forte espressione sarebbe rappresentato in un basso-rilievo della villa Albani, riportato e spiegato dal signor abate Raffei con una dissertazione particolare tra le sue altre intorno a varj monumenti di quella villa, se fosse veramente un Filottete, e non piuttosto un Genio d’un monte, come lo crede il signor abate Visconti.
  2. Ap. Cicer. de Fin. lib. 2. cap. 29.
  3. Philostr. Vita Apoll. lib. 2. cap. 22. op. Tom.I. pag. 76. [ Dice Filostrato, che meditava di uccidersi.
  4. Tom. IV. Tav. 68. n. 90. Ivi si legge ΑΙΑΣ ΜΑΝΙΩΔΗΣ Ajace impazzato.
  5. Descript des pierr. grav. du Cab. de Stosch. cl. 3. sect. num. 294. pag. 384.
  6. Aristot. Poet. cap. 15. p. 17. A. op. Tom. IV. ἔστι γὰρ ἀνδρείον μὲν τὸ ἦθος, ἀλλ᾽ οὐχ ἁρμόττον γυναικὶ τὴν ἀνδρείαν ἢ δεινὴν εἶναι [Est enim virorum mos, sed non conveniens mulieri fortem, vel terribilem esse.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.